Due anni dopo uno degli incendi che più ha scosso la comunità di Battipaglia, quello avvenuto a settembre del 2019 nell’azienda Mgm, arriva la sentenza dei giudici salernitani. «Non spetta alla ditta bonificare». Il Tar annulla gli effetti dell’ordinanza emanata dal Comune di Battipaglia ad ottobre del 2019.
«Non spetta alla ditta bonificare». C’è scritto così, nero su bianco, nella sentenza che il tribunale amministrativo regionale, sezione Salerno, ha emanato nella giornata di ieri. I giudici salernitani hanno stabilito che l’area dove insistevano i capannoni della Mgm, rasi al suolo da un incendio di vaste dimensioni, deve essere bonificata dai proprietari dei suoli: la “Work Full Service”. Dunque, il ricorso presentato dalla Mgm, la ditta che l’impianto di rifiuti in zona industriale, è stato accolto.
Perché un mese dopo il famoso incendio, dal Comune di Battipaglia arrivò un’ordinanza a firma della sindaca Cecilia Francese che imponeva la bonifica dell’area alla Mgm. «Gli interventi di caratterizzazione e di messa in sicurezza spettano ai responsabili che hanno inquinato l’area» scrivono i giudici di Largo San Tommaso. E che ad inquinare quella zona sia stata la Mgm non è stato mai appurato. Anzi, stando alla relazione pubblicata dai tecnici dell’Arpac pochi giorni più tardi rispetto al “fattaccio”, l’agenzia regionale per la protezione ambientale fece sapere che era tutto in regola.
Ecco perché i giudici del Tar salernitano, guidati dal presidente Nicola Durante, hanno accolto la tesi difensiva dei legali Davide Gallotta e Franco Morena. E la sorte, in questo caso, potrebbe restituire alla città di Battipaglia una parziale rivincita, dopo la bocciatura del Tar. Gli oneri della bonifica, secondo un cavillo giudiziario, dovrebbero ricadere sulla “Work Full Service”, l’azienda proprietaria dei suoli. Che, al pari della Mgm, non è responsabile dell’accaduto, sia chiaro. Ma non ha mai presentato nessun ricorso per annullare l’ordinanza sindacale. Scaduti i sessanta giorni canonici di tempo, la “Work Full Service” ha provato a riparare una situazione compromessa intervenendo – come si suol dire – ad adiuvandum. Non è servito a nulla, e l’annullamento dell’ordinanza sindacale, secondo i giudici del Tar, non s’estende anche alla suddetta azienda. Saranno loro, dunque, a doversi occupare della bonifica. Resta da capire quando.