Attività chiuse, imprenditori e dipendenti costretti a reinventarsi professionalmente per salvaguardare il proprio lavoro. Danno voce alle loro paure alcuni titolari di attività commerciali e non di Pontecagnano.
Ennesima zona rossa, ennesime chiusure! È questo il tram tram “ballerino” che stiamo vivendo da più di un anno ormai. Gli effetti delle aperture a singhiozzo delle attività commerciali di questo ultimo anno cominciano a farsi sentire, sia sotto il punto di vista economico che morale. Alcuni esercenti di Pontecagnano hanno esposto quelle che sono le preoccupazioni dettate da questo triste periodo che non vede fine. Molti di loro, causa Covid-19, sono stati costretti reinventarsi professionalmente per cercare di attutire almeno un po’ il rumore delle saracinesche chiuse nuovamente.
«Personalmente con la terza chiusura non posso di certo nascondere lo sfinimento di una situazione che dura da troppo tempo ormai» racconta Valentina Coiro, titolare di “Trend” (negozio di abbigliamento). «Ho deciso di reagire sin da subito attivandomi con lo smart–working, attuando un nuovo piano di lavoro che permettesse di non fermarci e di rispettare tutte le norme vigenti. È nata così l’idea di attivare il servizio delivery rendendolo sin da subito gratuito, abbiamo trasformato il sito in un e-commerce e infine abbiamo pensato di portare il cliente all’interno della nostra boutique in modo ovviamente virtuale tramite le videochiamate». Tutto questo però non basta perché «a noi manca il nostro lavoro, manca il vostro contatto, la normalità, la voglia di non avere più paura, il piacere di aprire la propria attività e non aver paura di chiuderla, accompagnare il cliente nella vendita» dice Valentina.
“Aiutateci a non chiudere” è l’appello di tutti coloro che in questo momento storico vedono in ginocchio la loro attività che con tanti sacrifici hanno costruito. Inevitabilmente, la naturale conseguenza fa scattare la paura per tutti i dipendenti di perdere il posto di lavoro che negli anni hanno conquistato. «La mia più grande preoccupazione è sapere che, nonostante gli sforzi, miei e del mio team, tutto quello che ho costruito potrebbe svanire. Non lo accetto e non lo accetterò. Sono donna e imprenditrice, non permetterò a me stessa di cedere. Purtroppo, in un periodo simile, il mio lavoro fatto di consulenza e contatto umano, ne esce mortificato» racconta Carmela D’Oronzo, parrucchiera e titolare di CD Hair lab.
Mentre c’è chi è costretto a chiudere, «si sviluppa parallelamente con noi professionisti il lavoro a nero; ho molto rispetto per queste persone perchè molte di loro non hanno avuto la mia possibilità e hanno la responsabilità delle famiglie. Chiedo solo che si fermino anche loro per la salute di tutti e per il rispetto della categoria» conclude Carmela.
«Per la terza volta mi sono data da fare facendo un po’ di rivendita dei prodotti che solitamente vendo nel mio centro estetico. Grazie ai social in questo periodo mi sto avvicinando alle mie clienti, sto entrando nelle loro case facendo vede loro come continuare a godere dei miei trattamenti seppur a distanza” ci racconta Valentina Fusco. Anche lei non nasconde la sua paura per il domani, infatti, ci confida che «la mia preoccupazione è quella della riapertura perché sono consapevole che non avverrà subito, in tutto ciò non abbiamo aiuti economici e per questo è difficile far fronte anche solo ad un fitto da pagare poiché solo con la rivendita dei prodotti non è possibile sostenere tutte le spese».
“Possiamo anche noi lavorare in sicurezza” è l’appello ad alta voce di Luisana Vinci, istruttrice e titolare di Body Balance Center. Il suo grido va un po’ a rappresentare la sua categoria la quale rientra tra le più penalizzate. Infatti, il settore sportivo, in questo caso le palestre, è tra i più danneggiati su diversi fronti: sia per chi è proprietario di un’attività, sia per chi sta rinunciando ai benefici che apporta lo sport lasciando spazio alle conseguenze negative della vita sedentaria.
«Ho chiuso la mia attività a fine ottobre 2020! Compresi i 3 mesi dell’anno scorso arrivo a contare quasi un anno di chiusura – continua Luisana – Dopo un anno sono assolutamente satura, perché aiuti purtroppo non arrivano dallo Stato; mi manca la mia vita normale, mi manca il mio lavoro, svegliarmi la mattina e aprire la porta della mia palestra». Anche lei ha cercato di far fronte a questa triste realtà nel miglior modo possibile, «facendo lezioni online, che non sono assolutamente la stessa cosa, sia per il rapporto con gli allievi che come introito dato che purtroppo la maggior parte delle persone non segue».
«Io spero che si rendano conto che fare attività sportiva è importantissimo per persone di tutte le età, non solo per uno scopo di benessere fisico, ma anche mentale ed in questo periodo è necessario fare qualcosa per noi, dedicarci al nostro benessere psicofisico!». La sua preoccupazione? Beh, certamente è dettata da chi guarda in faccia ad una realtà oggettiva: «la risalita economica di tutti è la mia più grande paura, perché alla fine siamo stati colpiti tutti» conclude Luisana. Queste poche testimonianze hanno certamente un denominatore comune: paura e preoccupazione. Il miglior modo per aiutare tutti è riaprire.