Analisi sulle numerose chiusure, a causa della pandemia globale, nel mondo dello sport e del calcio. Interviene anche il mister Damiano Calabrese, tecnico della Scuola Calcio Spes di Battipaglia
Anche il mondo dello sport e del calcio si è dovuto adattare alle continue chiusure (tante) alternate alle aperture (poche). In accordo all’evolversi dei numeri riferiti al Covid, la vita dei nostri ragazzi è stata stravolta e vituperata, togliendo ad una parte significativa della nostra popolazione il diritto (piacere) della scuola, prima, e dell’attività sportiva, poi. I nostri ragazzi sono stati confinati all’interno delle mura domestiche senza soluzione di continuità (tranne sporadiche eccezioni), “padroni-schiavi” di un tempo indefinito e sempre uguale scandito dalla medesima routine. Qualcuno si è adattato a questa situazione, altri malcelatamente la sopportano, tanti troppi, si porteranno dietro ferite profonde che non possiamo sapere se mai verranno rimarginate nel loro futuro.
Non c’è bisogno di specificare la brutalità insita nel togliere ai ragazzi la Scuola, immagini chi ci legge, di trovarsi nella situazione (e molti purtroppo lo hanno vissuto sulla loro pelle) di vedersi tolto il lavoro, sostituito da una pallida copia dello stesso, da fare nelle proprie mura domestiche, in spazi angusti e senza soluzione di continuità né possibilità di interazione, che attraverso uno schermo di un pc.
Questo è stato chiesto ai nostri ragazzi ed in particolare ai nostri conterranei, vittime di un “sequestro” accettato dalla politica nazionale e che dura da ormai un anno. E a questo aggiungiamo la scomparsa delle attività sportive che hanno obtorto-collo seguito i vari DPCM che si sono susseguiti a ritmi tambureggianti.
Abbiamo chiesto a Mr. Damiano Calabrese, tecnico della Scuola Calcio Spes di Battipaglia di spiegarci l’impatto che tutto questo ha avuto sui suoi ragazzi e queste sono state le sue parole: «In questo periodo di emergenza la chiusura dei centri sportivi ha interrotto le possibilità dei bambini e dei ragazzi di poter condividere. Essi hanno sperimentato così una sorta di vuoto non avendo un impegno sportivo che oramai faceva parte della loro routine settimanale».
«I bambini ed i ragazzi sentono di non poter fare a meno dello sport. Oggi che a distanza di un anno viviamo ancora un momento complesso e molto delicato, in cui non vi è la condizione di una programmazione se non minima e temporalmente molto limitata, netta è l’esigenza di trovare delle risposte da fornire ai ragazzi e alle loro famiglie», prosegue il mister. «In questo periodo, si può e si deve lavorare al fine di creare un intervento contenitivo fondato sul sostegno emotivo, sulla motivazione. È essenziale mantenere con gli allievi un contatto costante e continuo, che li faccia sentire una squadra, (proprio ora che la squadra fisicamente non può essere vicina), ed incoraggiarli a trovare delle strategie».
Una situazione che ha pesato molto anche sullo stato psicologico dei giovani atleti: «Dal confronto quasi settimanale con i nostri ragazzi nella nostra Scuola Calcio abbiamo appurato che i ragazzi lamentano, in particolar modo in questo secondo lockdown, un malessere maggiore in cui l’isolamento sociale, l’insonnia, la demotivazione, l’irritabilità hanno preso il sopravvento».
«Rimane per questo necessario ed opportuno supportarli e sostenerli nello svolgere, anche se nella propria abitazione, diverse attività, tra cui l’esercizio fisico, sport, poiché lo stesso aumenta il benessere psico-fisico, migliora la gestione dello stress e aumenta l’autostima. La maggiore vicinanza delle persone di riferimento, come i genitori e l’allenatore, può aiutare i ragazzi in questa fase affinché non si ripercuota negativamente sul loro percorso di crescita, ma sia invece una possibilità di sperimentare sé stessi nella maggiore conoscenza delle proprie risorse e abilità. Diventa di fondamentale importanza, quindi, in questa fase pandemica, in cui i ragazzi subiscono forzosamente un isolamento sociale, sostenerli psicofisiologicamente, aiutandoli ad attraversare questa condizione di incertezza e spesso anche di dolore, attraverso la condivisione dei sentimenti e dei vissuti emotivi cercando di affrontare lo stress in modo adattivo. E tutto questo per cercare di limitare al massimo le nefaste conseguenze di questa situazione» conclude il tecnico della Scuola Calcio Spes.
Ne viene fuori un quadro dalle tinte molto fosche, dove va sottolineato, la politica, ha le sue enormi responsabilità, preferendo chiudere gli occhi piuttosto che rimboccarsi le maniche e salvaguardare una fascia d’età alla quale si dovrebbe dedicare e profondere tutte le energie possibili.