«La villetta è abusiva». Proprietari sconfitti al Tar, esultano Comune e Legambiente. Il manufatto in zona Lago va abbattuto, respinto il ricorso di Schettino.
Villetta abusiva in litoranea, proprietari sconfitti al Tar. Il manufatto è abusivo. E il ricorso bocciato. Lo hanno stabilito i giudici di Largo San Tommaso lo scorso 24 marzo, respingendo il ricorso proposto da Giovanna Schettino. L’immobile, ereditato dal comproprietario Ciro Sicignano, che nel 1995 presentò un’istanza di condono edilizio ai fini della regolarizzazione di un manufatto a uso abitativo, nel 2014 fu raggiunto da un’ordinanza di demolizione dall’allora dirigente del settore Tecnico Pasquale Angione. Una villetta realizzata nel lontano 1993 in mancanza, però, del prescritto titolo abitativo. Nel certificato di destinazione urbanistica rilasciato dal Comune di Battipaglia, infatti, in data antecedente, vale a dire nel 1985, la destinazione sarebbe dovuta essere “agricola” e non a tutela forestale.
Per questo motivo il Comune di Battipaglia ha respinto l’istanza di condono edilizio partendo dal presupposto che l’area in questione «era compresa in zona forestale attrezzata» si legge nella sentenza pronunciata dai giudici del Tar Campania, seconda sezione staccata di Salerno, che in calce porta la firma del presidente Nicola Durante e dell’estensore Paolo Severini. Il caso è finito in tribunale, con l’Ente di piazza Aldo Moro che s’è costituito in giudizio, rappresentato dall’avvocato Carla Concilio, e con l’intervento ad opponendum del circolo Legambiente “Vento in Faccia”, difeso dall’avvocato battipagliese Ferdinando Belmonte.
«I due fabbricati ricadrebbero anche su viabilità di progetto». È questa la tesi che ha spinto Giovanna Schettino, la proprietaria del manufatto, a presentare un ricorso dinanzi ai giudici del Tar. Una tesi infondata, secondo le toghe salernitane, poiché «anche dall’esame degli atti istruttori, e dalla documentazione fotografica, emerge chiaramente che il verificatore ha confuso l’area del lotto di terreno con la area di sedime di cui agli immobili (oggetto di diniego) riportati in catasto» scrivono i giudici. Tanto è bastato per configurare il vincolo di inedificabilità assoluta. E l’associazione gialloverde esulta, invitando comunque a mantenere alta l’attenzione su tanti altri abusi presenti in città.