La scrittrice, attivista per i diritti umani e reporter di guerra Antonella Napoli da lunedì vive sotto scorta nella sua casa di Roma.
L’annuncio arriva dalla sua pagina Twitter: “Non avrei scritto su questo argomento. Ma in tanti vi state preoccupando per me, scrivendomi per chiedermi cosa sta succedendo. E allora voglio rassicurarvi. Sì, è vero. Da lunedì angeli discreti vigilano affinché io possa continuare serenamente il mio lavoro. A loro, e ai colleghi che con una straordinaria vicinanza non mi hanno mai fatta sentire sola, il mio grazie più sentito.”
Dopo essere stata fermata in Sudan nei primi giorni dell’anno, a causa dell’intenso lavoro di racconto delle vicende politiche di quel Paese, Antonella Napoli era riuscita a tornare alla sua vita e al suo lavoro. Ma a causa delle minacce ricevute nelle scorse settimane, il Viminale ha disposto l’istituzione di una scorta a favore della giornalista.
“Sei il nemico del Sudan. Non sei la benvenuta nel nostro Paese. Se non ci ascolterai e tornerai qui, te ne pentirai. Ma sarà troppo tardi”, queste solo alcune delle minacce ricevute dalla reporter da gruppi di estremisti islamici riconducibili ai sedicenti Fratelli Musulmani sudanesi.
La stessa Antonella Napoli aveva dichiarato che il gruppo “ha pensato bene di minacciarmi per impedirmi di scrivere su quanto stia avvenendo nel Paese africano governato da Omar Hassan al Bashir, un ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità e genocidio”.
Ma la stessa giornalista è da mesi vittima di un fuoco incrociato di minacce. Lo scorso settembre aveva depositato alla questura di Roma una denuncia per minacce ricevute attraverso alcuni commenti sul suo profilo Twitter: “Ci si può solo augurare che le prossime vittime di questi stupri di invasori siate voi” o ancora “Io starei più attenta a quello che scrivo. Trovare il suo indirizzo non è difficile. Ed è pure una bella gnocca…”
Minacce che evidentemente corrispondono ad un pericolo reale e concreto, tale da giustificare la sorveglianza armata per la cronista, alla quale in queste ore sono arrivate numerose attestazioni di solidarietà, a partire da quelle dalla Federazione Nazionale della Stampa.
Dopo il suo fermo in Sudan lo scorso 6 gennaio, il Ministro degli Esteri, Enzo Moaevero Milanesi, si era interessato personalmente alla vicenda, riuscendo ad ottenere la scarcerazione immediata di Antonella, in quel momento unica giornalista occidentale a documentare le proteste che stanno infiammando da mesi lo Stato africano.
Antonella Napoli, originaria di Battipaglia, vive da anni a Roma, dopo aver lavorato a Londra e New York. Ha fondato l’associazione “Italians for Darfur Onlus” ed è membro dell’associazione per la libertà di stampa Articolo21. È autrice di quattro libri, “Volti e colori del Darfur” e “L’innocenza spezzata”, per la casa editrice “Edizioni Gorée”, “Darfur, the colours of hope”, per l’inglese Rebell Yel, e “Il mio nome è Meriam”, Edizioni Piemme, tradotto in sei lingue e pubblicato in otto Paesi. Ha realizzato vari documentari, dal Sudan alla Turchia, dal Libano alla Siria. Tra questi “Andata e ritorno dall’inferno del Darfur”, che ha ricevuto una menzione al Festival del giornalismo “Ilaria Alpi” nel 2008. Per il reportage fotografico tratto dal libro “Volti e colori del Darfur”, divenuto una mostra itinerante (in Italia ed Europa), ha ricevuto nel 2013 la Medaglia di Rappresentanza del Presidente della Repubblica”.
Stamane, alle ore 12, Antonella Napoli sarà nella sede della FNSI per parlare di Sudan e presentare il nuovo magazine italiano “Focus on Africa”, con gli ambasciatori di Algeria, Sudafrica, Sud Sudan e Uganda.
La redazione di Battipaglia News esprime la più solidale vicinanza ad Antonella, alla quale auguriamo di poter continuare ancora a lungo ad illuminare col faro della sua tenacia un pezzo di mondo colpevolmente dimenticato dai più.
Per mostrare la vicinanza alla nostra concittadina, vi invitiamo ad esprimerle solidarietà sul suo account Twitter.