L’esercito dei 6mila lavoratori invisibili in protesta dinanzi alla Prefettura di Salerno. Attendono che la loro posizione venga regolarizzata da quasi un anno. Gli orfani della sanatoria chiedono il permesso di soggiorno.
«Permesso di soggiorno, permesso di soggiorno, permesso di soggiorno!» è il coro che s’è alzato da piazza Amendola, ai piedi della Prefettura di Salerno, ieri mattina intorno alle 11.30, quando tantissimi lavoratori provenienti da ogni angolo della provincia salernitana, si sono riuniti per rivendicare i propri diritti. Gli orfani della sanatoria Bellanova-Lamorgese, i lavoratori invisibili. Così li chiamano i quasi 6mila immigrati che, nonostante siano in possesso di tutti i requisiti richiesti dalle norme vigenti, non sono mai stati regolarizzati. 5.509, per la precisione, sono le richieste che giacciono nei cassetti delle istituzioni competenti.
FLOP SANATORIA NEL CAMPO AGRICOLO. POCHISSIME RICHIESTE EVASE FINO A FEBBRAIO
Fino a un paio di mesi fa, quelle analizzate, con successiva convocazione in Questura, erano appena 30. Ma il dato su cui fare luce è un altro: la gran parte delle domande riguarda il lavoro domestico. Meno del 30%, circa 1800, riguardano il settore agricolo. E per com’è stata strutturata la sanatoria, sembrerebbe che non sia riuscita a intervenire, e a incidere, laddove si prefiggeva di farlo: nel campo del bracciantato e del lavoro agricolo, dove i rapporti con i datori di lavoro sono decisamente meno sereni rispetto all’area domestica. Una condizione che va avanti da circa un anno, e che adesso sembrerebbe arrivata al capolinea. L’appuntamento di ieri si è svolto parallelamente in tantissime piazze d’Italia, con decine di migliaia di lavoratori che hanno gridato giustizia. Numeri che spaventano: oltre 200mila lavoratori, in tutt’Italia, hanno versato di tasca propria i 600 euro ai datori di lavoro, senza ricevere la chiamata dal Ministero degli Interni, per un totale di oltre 100 milioni di euro finiti nelle casse dello Stato.
DAVIDE TREZZA (USB FEDERAZIONE DEL SOCIALE): «UNA SANATORIA TRUFFA»
«Una sanatoria “truffa”»: la definisce così Davide Trezza, giovane attivista di Cava, e responsabile dell’Usb Federazione del Sociale di Salerno, che ieri mattina ha animato la piazza di Salerno capeggiando la protesta dei migranti. «Accade che da circa un anno – dice Trezza – quasi 6mila persone della provincia di Salerno attendo risposte sulla domanda di soggiorno. Le Prefettura tardano a sbrigare le pratiche, e così i diritti basilari non vengono rispettati. La realtà è sotto gli occhi di tutti. E la cosa sconvolgente sono le tasse e il Pil sui quali i lavoratori incidono fortemente, e nonostante ciò s’impedisce di regolarizzare le loro posizioni». E il rischio del ricatto aumenta. «Così si rischia solamente di favorire il fenomeno del caporalato – aggiunge il giovane attivista – perché si preferisce mantenere questa condizione d’invisibilità, piuttosto che attendere una regolarizzazione che mai arriverà. Assistenza sanitaria di base, patente, una casa. Questi lavoratori non hanno nulla, nonostante il grande paradosso di una legge nazionale pensata apposta per regolarizzarli. Siamo qui per chiedere conto di questo».
Alla fine della manifestazione, una delegazione di lavoratori, insieme con l’Usb, hanno avuto un incontro in Prefettura. Sul tavolo proposte e soluzioni. «Abbiamo incontrato il capo Gabinetto – spiega Trezza – della Prefettura, la dottoressa Fracassi, che ha ricevuto le nostre istanze». Le richieste sono tre: un tavolo tecnico con il responsabile dell’ufficio immigrazione, di Prefettura e Questura, per cercare di velocizzare le pratiche e comprendere quali sono i blocchi che impediscono un’accelerata; un tavolo tecnico di concerto con l’Asl di Salerno e con i sindaci dei Comuni dove i migranti lavorano, per cercare insieme una soluzione; e un permesso di soggiorno temporaneo fino a quando le pratiche non verranno sbloccate. «Abbiamo avuto un lungo colloquio – conclude Trezza – dove sostanzialmente ci è stato detto che le ragioni sono da ricercare nella mancanza di risorse umane ed economiche per fare fronte a una così grande mole di domande. Non lo mettiamo in dubbio, ma ci sembra poco in confronto a 6mila vite umane che hanno bisogno di curarsi, di poter dormire, e di poter tornare a riabbracciare le loro famiglie». Già nei prossimi giorni sono previste altre mobilitazioni nella stessa direzione. Le istituzioni provano a prender tempo, ma le pressioni aumentano giorno dopo giorno. 6mila migranti chiedono risposte. E diritti.