Roghi dolosi nella valle dei Picentini distruggono un ulivo secolare e causano enormi danni all’agricoltura e all’economia. Di Muro: «Come mandare in fumo in pochi minuti secoli di storia»
Terribili incendi devastano la zona dei Picentini, mandando in cenere alberi secolari di ulivo. I roghi, che hanno interessa interessato l’intera zona di Olevano sul Tusciano, quella che porta ai monti di Eboli, sarebbero di natura dolosa. I criminali hanno così mandato in fumo anni e anni di storia agricola, causando danni economici molto ingenti alle attività produttive locali.
In quella che a tutti gli effetti la patria dell’olio extravergine d’oliva, non può che essere un immane tragedia questa, dove interi uliveti e pregiati ettari della macchia mediterranea sono stati spazzati via dalle fiamme, applicate in zone altamente infiammabili e poi propagatesi sulla scia del vento e delle sterpaglie presenti in zona.
Immediato l’intervento sulle zone interessate degli uomini della Protezione Civile di Olevano, coordinati da Cosimo Bassi con l’ausilio dei volontari del Nucleo di Battipaglia e degli uomini della “Sma Antincendio”. L’impegno è stato massimo per estinguere le fiamme, ma purtroppo è misera la percentuale di verde che è scampata alla cenere.
I roghi non hanno risparmiato nemmeno Battipaglia, in via Fosso Pioppo, via Ceraso del Tasso e via Cupa Filette, dove il pronto intervento è stato offerto dalle squadre antincendio capitanate da Michele Mattia. Anche in questo caso ad andare in fiamme sono state piante di ulivo.
In giorni di grande tristezza e rabbia per questi incendi, la ferita più grande la lascia la distruzione totale di un ulivo secolare di dimensioni importanti, probabilmente uno degli ultimi ad essere rimasto ancora in vita, fino ad oggi. Su ciò è intervenuto il professore di Storia medievale all’Università della Basilicata, Alessandro Di Muro.
«Come mandare in fumo in pochi minuti secoli di storia – afferma Di Muro in un post Facebook –. Il grande ulivo era stato piantato lungo l’antico percorso che da Monticelli giungeva a Montecorvino, tratto della strada che nell’alto Medioevo raccordava il territorio di Eboli a Salerno agganciandosi alla parte della vecchia Popilia, non più percorribile nella Piana a causa degli impaludamenti, nota fino all’inizio del XX secolo come “carrabile per Montecorvimo”».
«All’ombra di queste fronde hanno trovato ristoro o sono transitate generazioni di contadini, mercanti, artigiani, pellegrini diretti alla Grotta di San Michele. Olevano deriva da olivo, bruciare l’esemplare più antico equivale a strapparne un pezzo del cuore» conclude il professore.