Alla Cooper Standard si sciopera ancora. Sempre per un’ora, simbolicamente, contro il «comportamento scorretto nei confronti dei lavoratori e del sindacato, sottovalutando accordi consuetudini aziendali decennali» si legge nella seconda nota che le Rsu hanno prodotto a distanza di 4 giorni. Molto simile alla prima, quella del 21 ottobre, quando dalle 5 alle 6, dalle 13 alle 14, dalle 16 alle 17 e dalle 21 alle 22, gli operai della Cooper Standard, il colosso della plastica impiegato nella produzione di guarnizioni per la Fiat, hanno interrotto il lavoro per protestare. Il malcontento, secondo quanto fanno trapelare alcuni sindacalisti, sarebbe legato alle ore di permesso che, secondo l’azienda, andrebbero giustificate in forma scritta.
«Tutto ciò sta determinando un clima di esasperazione, malcontento e confusione, compromettendo il grande patrimonio di buone relazioni sindacali» prosegue la nota. A scatenare l’ira dei sindacalisti, ieri mattina, l’assenza del capo del personale alla riunione fissata a seguito del primo sciopero dello scorso 21 ottobre. Un secondo stop che era nell’aria. Lo avevano già annunciato giovedì scorso, qualora l’azienda non avesse ascoltato le loro ragioni. Malumori che si sommano anche ad antiche ruggini tra le maestranze e la proprietà in termini di diritti dei lavoratori. Si riaccendono, dunque, i riflettori sulla Cooper Standard dopo i fatti del 2020, quando la sospensione di una delle commesse, due particolari della Jeep Compass, fece tremare gli oltre 300 operai della fabbrica battipagliese. Poi, la nuova crisi industriale fu scongiurata. E tutto sembrava tornato alla normalità. Adesso, però, è di nuovo scontro tra i sindacati e i vertici dell’azienda, ancora sordi alle loro richieste.