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La notte di Halloween tra miti e leggende. Quattro racconti di fantasmi che fanno parte della storia e tradizione cilentana (e non solo)

La notte di Halloween non è solo zucche e dolcetti. Con le sue tradizioni e leggende è anche una delle notti più affascinanti dell’anno. Credenze popolari s’incontrano con una cultura sempre più moderna, e tramandare tali racconti diventa così una sfida per chi, queste leggende, se l’è sentite raccontare sin dall’infanzia. Leggende, come quelle di seguito, che arrivano proprio dal territorio cilentano, con i loro brividi e le loro suggestioni.

LA BAMBINA DI TRENTOVA

Tale racconto, piuttosto recente, arriva da Agropoli, e narra di uno spettro avvistato più volte nei pressi della baia di Trentova. In tale, bellissima cornice pare si aggirerebbe il fantasma di una bambina, avvistato per la prima volta il 31 agosto del 2007. Secondo i testimoni si tratterebbe di una bambina sui 4-5 anni che, emersa dalle acque della Baia, sarebbe scomparsa nel nulla dopo essersi diretta sulla spiaggia del lido Trentova.

Dietro sé soltanto un’impronta, nella pavimentazione in cemento dello stabilimento balneare. La bambina però non sarebbe stata avvistata soltanto in quell’occasione. Altri testimoni l’avrebbero vista sette anni dopo, nell’estate del 2014. In quell’occasione il suo spettro venne notato mentre nuotava sempre nelle acque di Trentova prima da un motociclista, e poi da un gruppo di turisti. Della sua identità però, nulla si conosce.

LE LACRIME DI MARIAGEMELLA

Sempre parlando di spiagge, un altro racconto da brividi arriva da Marina di Camerota, più precisamente dalla spiaggia di Lentiscelle che, così come quella di Trentova, sarebbe abitata da un’altra presenza femminile. A differenza del caso della bambina della Baia però la sua identità si conosce. Si tratta dello spettro di Mariagemella, una giovane ed aggraziata fanciulla che venne uccisa dal proprio marito, accecato dalla gelosia.

Mariagemella venne gettata dall’uomo, di nome Gianluca, nello strapiombo ai piedi del Palazzo dei Serre, a Camerota. Lo spirito della sposa è rimasto a vagare nel dolore all’interno del palazzo, fino a quando un vescovo non l’ha benedetto. L’anima della ragazza però non ha trovato comunque la pace, da allora vaga per la spiaggia di Lentiscelle e non sono in pochi ad aver affermato di averla vista. Il fantasma della giovane è stato infatti avvistato più volte mentre correva in lacrime, distrutta dalla collera, sulla spiaggia, specialmente nelle notti di luna piena.

LA LEGGENDA DI “FEMMENA MORTA”

Quella di “femmena morta”, il tratto di strada che collega Eboli con la periferia di Santa Cecilia, è una leggenda antichissima che ha fatto rabbrividire numerose generazioni. La storia vera spiega come questa Contrada sia stata rinominata così svariati secoli fa, in seguito al ritrovamento, da parte di un pastore, della testa di una donna brutalmente uccisa ed avvolta in un panno, proprio nella boscaglia adiacente alla strada.

Erano tempi di Brigantaggio e delinquenza. Tra i criminali più noti della zona si ricorda il Bandito Mangone che, una volta catturato, venne trasportato a Napoli, in Piazza Mercato, dove venne processato e ritenuto colpevole di omicidi e violenze, tra cui proprio quello della donna di cui era stata rinvenuta solo la testa. Il Bandito Mangone venne così giustiziato con delle tenaglie di fuoco che trucidarono il suo corpo.

Di “femmena morta” esiste però anche un’altra leggenda, quella più comune tra i racconti dei residenti. Si narra infatti che nel tratto di strada in questione, anni e anni fa, una donna perse la vita al volante e che da allora la sua anima sia rimasta tormentata sulla Contrada. Si dice inoltre che se si guardi nel punto esatto dove avvenne l’incidente, lo spettro della donna si materializzi nell’auto che lo sta attraversando.

Halloween in Cilento: il monastero maledetto di Sicignano degli Alburni

LA TERRIBILE MALEDIZIONE DEL MONACO

Altra leggenda che arriva dalla terra cilentana, forse una delle più terrificanti, nel bouquet di racconti di Halloween, riguarda uno dei Conventi di Sicignano degli Alburni, che sarebbe ancora oggi maledetto da un tremendo sortilegio lanciato da un monaco ripudiato, quando era in vita, dagli altri abitanti del Convento dopo aver avuto una relazione clandestina con una donna, tradendo così i suoi voti.

Si tratta di una storia antichissima che vede al centro di essa un vagabondo affamato che, ogni giorno, bussava alle porte in cerca di un pasto, fino a quando non si trovò ai piedi di un monastero, dove ricevette cibo e un posto caldo per passare la notte. Per sdebitarsi e ringraziare i frati dell’accoglienza ed ospitalità, l’uomo, di nome Giovanni, si offrì di svolgere alcune mansioni all’interno del Convento, fino a quando non prese i voti e si unì definitivamente a loro.

Accadde però che il monaco s’innamorò di una donna, con cui diede vita così ad una relazione clandestina. Una volta che gli altri monaci lo scoprirono, furibondi e offesi, decisero di punirlo rinchiudendo l’uomo in una cella e sottoponendo la donna ad atroci sevizie per farle confessare il rapporto tra i due e chiedere poi il perdono. La donna però, dopo terribili sofferenze, perì.

Il monaco decise così di vendicarsi e vendette l’anima al diavolo in persona. L’uomo lanciò una tremenda maledizione sull’intero monastero, che prevedeva una morte violenta per tutti i monaci che vi abitavano, e che chiunque avesse osato in futuro mettere piede nella struttura sarebbe morto all’istante. Così fu, fino a quando il monaco venne catturato ed impiccato a una quercia davanti al monastero. Ancora oggi i residenti si tengono ben distanti da tale monastero, mettendo in guardia anche sprovveduti turisti.