La masseria degli omicidi, la (fu) “Vecchia Fattoria”, sequestrata alla camorra nel 2015, non finirà nelle mani del Comune. Arriva la rinuncia da parte dell’Ente: «è abusivo».
Il Comune di Battipaglia rinuncia al bene confiscato alla camorra. Almeno per adesso, l’immobile situato in località Porta di Ferro, l’ex Vecchia Fattoria di proprietà di Candido Longo, rimarrà terra di nessuno. Così ha deciso lo scorso 17 novembre, termine ultimo per comunicare all’agenzia nazionale dei beni confiscati la volontà di acquisire o meno due immobili sottratti alla criminalità organizzata, la nuova giunta comunale dell’amministrazione Francese-bis. «Assenza di ogni interesse da parte di questo Ente all’acquisizione dell’immobile sito in località Porta di Ferro» si legge nella delibera redatta dal capo del Settore tecnico, l’ingegnere Carmine Salerno, e che porta pure la firma del neo-assessore all’urbanistica, con delega al patrimonio, Gianpaolo Lambiase.
LAMBIASE: «IMMOBILE ABUSIVO»
Il 27 ottobre scorso, sulle scrivanie di Palazzo di Città arriva una nota: è l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Comunica all’Ente che, d’accordo con le varie prefetture della Campania, è stata eseguita una ricognizione di tutti i beni presenti sul territorio. A Battipaglia ne spuntano fuori altri due destinabili. Uno è l’immobile di Porta di Ferro, più noto ai battipagliesi come “La Vecchia Fattoria”, la società agricola confiscata nel 2015 dal Tribunale di Salerno e riconducibile al defunto Candido Longo, imprenditore della Piana del Sele considerato dalle toghe salernitane «socialmente pericoloso» e vicino ai clan di spicco degli anni Ottanta e Novanta: i Maiale di Eboli e i Pecoraro-Renna di Bellizzi. Secondo le inchieste giudiziarie scaturite a seguito del processo “California”, e del sequestro del 2015, i magistrati appurarono che lì, all’interno della masseria, i boss della Piana progettavano gli omicidi. Sui terreni a ridosso della litoranea battipagliese, Longo concesse la possibilità di pianificare gli omicidi di Antonio Ristallo (non andò a buon fine) e di Mariniello Barbone. Oggi, su quei terreni abbandonati è rimasto poco e nulla, se non l’acqua stagnante, le piante spezzate dal vento e qualche residuo delle costruzioni in legno. Immobile che nemmeno l’Ente di piazza Aldo Moro vuole. «L’immobile oltre a versare in condizione disastrose era completamente abusivo. Come Ente non avremmo potuto sostenere le spese di abbattimento e ricostruzione, ecco perché non abbiamo manifestato interesse ad acquisirlo» ha dichiarato l’assessore Lambiase.
OK AI BOX DI CAMPIONE IN VIA DOMODOSSOLA
La risposta, all’agenzia dei beni confiscati, è stata lapalissiana: non c’è interesse. Per il secondo immobile, invece, c’è l’ok da parte del Comune. Si tratta d’un deposito di 27 metri quadrati situato a via Domodossola, a due passi dal liceo Scientifico e dalle scuole “Salvemini”, sequestrati all’imprenditore battipagliese Antonio Campione sempre nell’ambito del processo “California”. Ci vorrebbe una sanatoria, scrivono nella delibera, ma il locale, attualmente libero, potrebbe tornare utile al Comune. Potrebbe essere fruttuosamente impiegato per «il sopraggiunto fabbisogno di spazi in ambito scolastico conseguente alla pandemia da Covid-19 e per le correlate esigenze di spazi da destinarsi alle attività, sia didattiche che extra didattiche, per finalità istituzionali, e come deposito per le scuole “Salvemini”» si legge nei documenti. La scuola “Salvemini”, dunque, potrebbe disporre di ulteriori 27 metri quadrati in futuro. L’agenzia dei beni confiscati incassa un “sì” e un “no”. Sorride a metà la città di Battipaglia.