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L’affaire “Piu Europa” è appannaggio dei privati. Il Comune costretto a cedere anche l’area di 7mila metri quadri alle spalle del nascente palazzo Romano. Sorgerà un nuovo market.

Il “Piu Europa” è un affare privato. Il Comune di Battipaglia cede anche il fabbricato alle spalle della stazione, l’area di circa 7mila metri quadri, un tempo di proprietà di Ferrovie dello Stato, verrà abbattuta per far spazio molto probabilmente a un grande market. I contatti con una nota catena di supermercati, negli ultimi mesi, ci sono già stati. Oltre al fitto che l’Inps verserà una volta realizzato il nuovo edificio (la gestione sarò per 90 anni) e gli introiti del nuovo mega-parking inaugurato la settimana scorsa, ai privati va anche l’area di proprietà del Comune che vale 1,4 milioni di euro.

Giovanni Santomauro e Stefano Caldoro firmano l'accordo per il Piu Europa
Giovanni Santomauro, ex sindaco di Battipaglia, e Stefano Caldoro, all’epoca presidente della Regione, firmano l’accordo per il “Piu Europa”

È quanto emerge dal 2° atto integrativo della convenzione inizialmente stipulata nel 2012, quando alla guida del Comune c’era l’ex sindaco Giovanni Santomauro, poi rimodulata a seguito del cambiamento di alcuni parametri economici e finanziari. La previsione iniziale, infatti, era di portare a compimento tutte le opere del “Piu Europa” entro il 2015. Troppo ottimistiche, perché 7 anni fa il progetto faraonico finanziato dai privati e dai fondi europei era ancora ai piedi di Pilato. E già a febbraio 2015, dopo aver perso quasi 8 milioni rispetto al co-finanziamento iniziale della Regione, fu necessario un primo atto integrativo della convenzione. Nel 2017, i vertici del Comune di Battipaglia incontrarono per una seconda volta Alfredo Parisi, amministratore unico della “Atene Grandi Progetti”, la srl napoletana concessionaria della progettazione e della realizzazione del centro d’interscambio modale e dei lavori complementare del progetto portante “Piu Europa”.

pasquale angione
Pasquale Angione, ex dirigente del Settore tecnico del Comune

«La convenzione sottoscritta nel 2012 – spiega Pasquale Angione, all’epoca dirigente dell’Ufficio tecnico – ovviamente fu calibrata sulle ipotesi che si fecero all’epoca e con il piano economico finanziario di quei tempi. Successivamente sono cambiate una serie di condizioni, ed è chiaro che bisogna tener conto degli investimenti fatti per realizzare le opere, perché i concessionari hanno costi di gestione, manutenzione e custodia, e le entrate nel corso degli anni si sono ridotte».

L’ex numero uno del Settore tecnico parla anche di un incontro in Regione decisivo per le rimodulazioni della convenzione. «Inizialmente prevedemmo degli introiti derivanti dal terminal bus, pensando di far pagare qualcosa ai pullman, ma in Regione esclusero categoricamente questo aspetto perché il settore era in crisi e si reggeva sui finanziamenti che arrivavano da Palazzo Santa Lucia. Venendo meno quell’incasso, è stato necessario equilibrare ulteriormente il piano economico e trovare un’altra entrata. Ecco perché corre l’obbligo ogni tre anni, prima del compimento dell’opera, di aggiornarsi sul permanere della sostenibilità economica». Eppure, l’ultimo atto integrativo risale al 2017. Dopodiché, probabilmente anche a causa della pandemia, non c’è stato nessun aggiornamento tra pubblico e privato.