Paul Oliva, numero uno del commissariato di Mount Pleasant, rompe il silenzio sei giorni dopo il decesso di Claudio Mandia: «Morto di impiccagione».
Gli ultimi 5 minuti della sua vita, Claudio Mandia li ha trascorsi con il collo stretto ad una corda. È morto per impiccagione il giovane 17enne battipagliese, trasferitosi a New York un anno e mezzo fa per studiare lingue nel prestigioso college “EF Academy”. Lo ha confermato ieri mattina il dipartimento di polizia di Mount Plesant in un comunicato diffuso a mezzo stampa. «Entrando nella stanza – scrive la polizia – gli agenti hanno scoperto uno studente maschio di 17 anni, deceduto. La morte è avvenuta per impiccagione. Immediatamente è stata avviata un’indagine».
IL CORPO NON SI TROVAVA NELL’OBITORIO: CONCRETA L’IPOTESI DELL’ISOLAMENTO NEI TRE GIORNI ANTECEDENTI AL DECESSO
Lo hanno scoperto solamente nel pomeriggio di venerdì i genitori di Claudio, atterrati all’aeroporto “Jfk” della Grande Mela, quando ad accoglierli non c’era il loro amato figlio ma un poliziotto e dei funzionari del college. I risultati dell’autopsia, eseguita dai medici legali della contea di Westchester, sono attesi nei prossimi giorni. E il capo della polizia di Mount Plesant, Paul Oliva, rivela un altro scottante dettaglio. «Il corpo non si trovava nel dormitorio» spiega Oliva che non ha ancora smentito l’ipotesi di un possibile coinvolgimento di altre persone e non ha voluto rispondere sulla possibilità o meno da parte dello studente di poter uscire dalla sua camera, facendo dunque rimanere in piedi l’ipotesi fortemente caldeggiata negli ultimi giorni secondo la quale Claudio sarebbe stato messo in isolamento per tre giorni, per scelta dell’amministrazione, a causa di un compito andato male.
BUFERA SUL COLLEGE, SPUNTA LA PAGINA SOCIAL DEGLI STUDENTI: “LA EF E’ RESPONSABILE”
Intanto è bufera sulla “EF Academy”. Spunta la pagina social che raccoglie le accuse degli studenti nei confronti del prestigioso college newyorchese. “La vita di EF Academy fa schifo amico” è la traduzione del nickname scelto da alcuni studenti anonimi che, tramite una pagina Instagram, hanno lanciato l’hashtag “Hold EF accountable”. Letteralmente: ritenere la “EF” responsabile. Poi, un manifesto di cordoglio nei confronti di Claudio e della famiglia Mandia. «Non ci sono parole per descrivere i nostri sentimenti in questo momento. Era una luce in questa scuola. Sempre presente per tutti. I nostri pensieri vanno alla famiglia. Continuano a dirci che non avremmo potuto fare nulla, ma non è vero. Poteva essere salvato. Con un po’ più di considerazione, se solo non fosse stato trattato così, forse sarebbe ancora qui. Quindi, per favore, anche se non lo conoscevate, siate un po’ più sensibili oggi. Siate un po’ più gentili. Date qualche abbraccio in più. Dite qualche parola più gentile. “Non si sa mai cosa sta passando qualcun altro” era solo una parola stereotipata. Ora la comprendiamo appieno. Guariamo oggi e stiamo insieme. Per lui» è la dedica su sfondo nero, scelto non a caso per ricordare il lutto, che una serie di studenti anonimi ha voluto tributare alla giovanissima vittima.
Sì, perché quando il cuore di Claudio ha smesso di battere, in quella maledetta notte, aveva ancora 17 anni. Avrebbe dovuto spegnere 18 candeline, in compagnia dei genitori volati appositamente negli States per celebrare il compleanno, il giorno dopo. Non c’è mai riuscito. Ha prevalso l’istinto. E un gesto estremo, come ha raccontato martedì sera un poliziotto di New York al “Gr Rai”: «Ci è giunta una chiamata: era un suicidio». La salma arriverà a Roma venerdì mattina, e i funerali saranno celebrati, molto probabilmente, sabato mattina nella chiesa “Santa Maria della Speranza”.