Decarbonizzare l’agricoltura è stato il tema cardine dell’ultimo incontro di Biologicamente, campagna informativa della O.P. Terramore
La transizione ecologica chiede anche all’agricoltura di rispondere alla sfida della sostenibilità, rinunciando all’uso di prodotti chimici e adeguando i suoi processi alla necessità di decarbonizzare le attività. Come? È stato l’argomento al centro dell’ultimo incontro di Biologicamente, la campagna informativa organizzata dalla O.P. Terramore e finanziata dalla Regione Campania per la diffusione della cultura, dello stile alimentare e della coltivazione biologica (con la Misura 3 Sottomisura 3.2, tipologia di intervento 3.2.1) per il “Sostegno per attività di informazione e promozione, svolte da associazioni di produttori nel mercato interno” del PSR 2014-2020.
Lo scorso giovedì 17 Marzo all’Hotel Ramada di Napoli si è svolto il seminario, rivolto agli operatori del settore agricolo dal titolo “Gli impatti economici sui processi di sostenibilità in campo agricolo. Le produzioni biologiche e SQNPI alla sfida dei cambiamenti climatici”. I lavori sono stati trasmessi in diretta dalla pagina Facebook di Biologicamente, dove restano tuttora disponibili per la consultazione.
«Nell’ultimo secolo l’agricoltura si è evoluta in sistemi più intensivi trasformando la sua produzione in processi di tipo industriale – ha spiegato Stefania De Pascale, agronomo e docente dell’ Università Federico II di Napoli – Se ad esempio negli anni ‘40 un agricoltore produceva cibo per 2 o 3 persone, oggi nell’economia avanzata riesce a produrne cibo per 100 – 125 persone. Siamo arrivati a questi livelli grazie a vere e proprie rivoluzione nella meccanizzazione, nell’irrigazione, con l’uso di prodotti agrochimici e poi con l’introduzione di nuove varietà coltivate che hanno aumentato le rese, anche attraverso gli agrofarmaci. Oggi l’agricoltura è chiamata ad una sfida: sfamare un numero crescente di persone. Entro il 2050 occorrerà garantire la sopravvivenza di almeno 10 miliardi di abitanti.” Ma la mancanza di risorse e il degrado ambientale mettono a dura prova la sostenibilità del pianeta».
«Nella società moderna il consumo sceglie la logica del desiderio e non della massima necessità. Mangiare sano è fondamentale per aumentare la qualità della vita – ha aggiunto Carmine Papace, presidente Terramore – Aumentano i giovani vegani e vegetariani. Nel 2040 la popolazione europea vegetariano supererà la popolazione onnivora. Aumenta il consumo di prodotti biologici e nutraceutici con la richiesta di maggiore sicurezza alimentare. Il nostro obiettivo è diventare attori principali del food, valorizzando ciò che altri non possono fare dunque dando massima attenzione alle materie prime. L’agricoltura biologica e il SQNPI contribuiscono alla riduzione delle emissioni attraverso una maggiore capacità di sequestro di CO2 nei suoli e consentono la produzione di cibo salutare e sostenibile».
A seguire, alla nuova tappa di Biologicamente, sono intervenuti Demetrio Esposito, Direttore di Terramore; Fabian Capitanio su “La valutazione dei rischi economici dei cambiamenti climatici”; Antoine Scaglione Raw Material Development Manager Floreale Holding con la presentazione del Gruppo Floreale.
I numeri della transizione ecologica chiedono di trasformare i buoni propositi in una speranza: laddove il 20% della popolazione mondiale consuma l’80% delle risorse disponibili, per essere sostenibili dovremmo ridurre di tre quarti i nostri consumi. Decarbonizzare l’economia mondiale per raggiungere emissioni zero di CO2 nel 2050 è la nuova sfida dell’umanità.
L’agricoltura e l’allevamento purtroppo sono responsabili di circa il 7% delle emissioni di gas a effetto serra in Italia. Eppure basterebbe una gestione più consapevole con un minimo impegno per invertire questo trend. Ad esempio, un uliveto di un ettaro arriva a catturare più di 20 tonnellate di anidride carbonica l’anno e in Italia ce ne sono oltre un milione di ettari sparsi sul territorio.
Il Green Deal europeo al centro dell’agenda politica della Commissione, ha sottolineato che è fondamentale gestire la transizione verso un sistema alimentare più sostenibile, in particolare favorendo gli sforzi degli agricoltori volti ad volti ad affrontare i cambiamenti climatici, proteggere l’ambiente e preservare la biodiversità. I marchi di qualità in questo senso possono diventare un’opportunità. Grazie a questo strumento le imprese possono dimostrare al proprio mercato di riferimento il rispetto dei requisiti di sostenibilità e conformità delle produzioni ottenute con metodo biologico, rafforzando la propria reputazione e garantendo, al tempo stesso, attenzione all’ambiente e tutela della biodiversità.