Torna lo spettro dei licenziamenti. Aut aut dai vertici della Deriblok verso gli operai con la tessera dei sindacati in tasca: o due ore di lavoro o tre operai vanno a casa.
Due anni dopo torna lo spettro dei licenziamenti alla Deriblok. La raccomandata inviata lo scorso 11 aprile dall’azienda leader nella produzione di materiale plastico e imballaggio, che da anni insiste nel cuore della zona Asi di Battipaglia, fa tremare altri quattro operai. Le stesse maestranze col “peccato originale” dei 5 colleghi licenziati a ottobre del 2020: la tessera dei sindacati in tasca. Dai vertici della Deriblok è arrivato l’aut aut: o si accettano due ore di lavoro al giorno part-time, oppure tre operai su quattro saranno licenziati mantenendo solamente uno a tempo pieno. Una scelta dovuta alla riorganizzazione aziendale che prevede il ridimensionamento del personale non ritenuto più utile dopo l’eliminazione di alcuni macchinari e la sostituzione del lavoro manuale con quello automatizzato.
E i quattro operai interessati dovranno pure dare una risposta entro domani: l’ultimatum, infatti, scade il 22 aprile. Tonino Apadula e Gerardo Giliberti, rispettivamente segretari della Cgil e della Felmca-Cisl, le due sigle sindacali alle quali gli operai decisero di aderire nel 2018, hanno commentato amareggiati. «Sembra un film già visto – dichiarano i due – perché già due anni fa condannammo l’accanimento terapeutico, ci piace definirlo così, verso gli operai con la tessera sindacale. Un’aggravante che è fuori dalle logiche». In quattro anni, mai un incontro tra le parti. «Non siamo mai riusciti a fare un incontro in Confindustria, con la quale, giova ricordarlo, l’azienda è associata, né a livello provinciale – proseguono i sindacalisti -. Quando c’è un problema, la prassi vuole che le aziende chiamino le segreterie provinciali. Nessuno ha mai voluto parlare con noi né tantomeno con le Rsu interne. Si evince che l’azienda non vuole avere rapporti con i sindacati, e questo ci amareggia fortemente».
Apadula e Giliberti, però, provano a tenere comunque aperta la finestra del confronto. «Noi auspichiamo – concludono – che l’azienda faccia un passo indietro e ci convochi per risolvere questa situazione, perché abbiamo tutti gli strumenti. Purtroppo il modus operandi e la scelta di non coinvolgerci non possiamo condividerla. Dal nostro canto metteremo in campo tutti gli strumenti possibili». L’ipotesi sciopero, al momento, sembrerebbe non reggere, perché lo stabilimento andrebbe comunque avanti grazie al lavoro degli interinali. I quattro operai, da una settimana, sono in ferie forzate, e lunedì scorso si sono presentati davanti ai cancelli e mandati indietro: l’avviso era arrivato tra sabato e domenica, e non sapevano che non sarebbero dovuti andare al lavoro. A ottobre furono 5 i licenziamenti, con alcune cause ancora in corso e altre conciliate. Adesso la paura è che altri 4 operai “sindacalizzati” possano pagare lo stesso prezzo.