La professoressa di storia e politica russa, Carolina De Stefano, ospite al Premio Com&Te di Cava De’ Tirreni per presentare il saggio “Storia del potere in Russia. Dagli zar a Putin“
La professoressa Carolina De Stefano è stata ospite, presso l’Holiday Inn di Cava de’ Tirreni, del Premio Com&Te, ambito in cui ha presentato il saggio “Storia del potere in Russia. Dagli zar a Putin” (Morcelliana Scholé), nel corso del quinto e conclusivo appuntamento dei salotti letterari della XIV edizione del Premio.
«Quali possono essere gli scenari più immediati, se va ancora avanti la guerra in Ucraina? Sono due – ha spiegato la professoressa De Stefano – il primo, quello di decidere di annettere territori già oggi dichiarati indipendenti e sotto il controllo russo; il secondo, quello di guardare ai paesi baltici o al nord Kazakistan, dove c’è una grande fetta di popolazione russa e annetterla in nome della “esigenza di salvaguardare“ i russi. Si tratta in ogni caso di soluzioni limitate territorialmente».
A stimolare la professoressa De Stefano, docente di Storia e politica russa alla Luiss, le giornaliste Patrizia Sereno, docente e scrittrice, ed Angela Senatore, redattrice di Ulisse on line e curatrice de I Caffè letterari metelliani.
«L’Europa non ha capito nulla della Russia di Putin, tant‘è che la Germania ha stretto i suoi rapporti commerciali dopo il 2014 con l’annessione russa della Crimea», ha aggiunto la docente, rispondendo alle domande degli studenti: «Se abbiamo sottovalutato Putin? Io non credo, forse anzi l‘abbiamo addirittura sopravvalutato, considerata poi la performance dell‘esercito sul piano militare».
E ancora: «Se è possibile che ci sia un ammutinamento dell’esercito come nel 1917? È una domanda interessante, ma non credo al momento che possa esserci per una serie di ragioni, tra cui il fatto che nel 1917 l’ammutinamento ci fu non solo per il malcontento generale ma anche perché i membri dell’esercito credevano in una ideologia, quella di Lenin. Oggi questa alternativa manca. Ci vorrebbe una guida che non c’è».