articolo estratto da La Città 09/06/2019
Resta muta la campanella che non trilla da 17 anni. L’ex scuola “De Amicis”, costruita nel 1931 per volere del padre nobile della città, il commissario prefettizio Alfonso Menna, ora diventa un centro servizi. Emerge dal Dos, il voluminoso Documento d’orientamento strategico, lungo duecento pagine, che, con l’assistenza tecnica del raggruppamento temporaneo della società di consulenza “Meridiana”, “Lattanzio” e “Spin” è stato redatto dalla sindaca, Cecilia Francese, e dall’assessore alle politiche comunitarie Davide Bruno.
Un incubatore socio-economico all’interno della “De Amicis”, una rifunzionalizzazione degli spazi esterni dei micronidi, un impianto di illuminazione stradale intelligente: queste le tre direttrici principali lungo le quali si muoverà l’Amministrazione comunale attingendo al gruzzolo dei fondi europei del Pics, il Programma integrato città sostenibile. Poco meno di 12 milioni di euro che saranno investiti così. Al momento non c’è traccia del piano di riqualificazione delle Comprese, né tantomeno della realizzazione di un teatro comunale all’interno della vecchia scuola.
Il piano Francese
La decisione è maturata dopo la campagna d’ascolto dei primi mesi del 2019: intervistati 66 cittadini singoli, i referenti di 18 associazioni, 8 scuole e 7 parrocchie. È l’1,5 per cento della popolazione residente. La scuola verrà ristrutturata: ospiterà un “Centro servizi per i giovani – come si legge nel Dos – a supporto del’imprenditoria giovanile, con sale polifunzionali, spazi di co-working, fab lab (officine che offrono servizi di fabbricazione digitale) e makerspace (aree per familiarizzare con le nuove tecnologie), ed un luogo di confronto e scambio di idee dove si potranno svolgere attività di lettura, ricerca, biblioteche, convegni ed eventi, incontri letterari, dibattiti culturali e piccoli meeting”.
Luci e micronidi
Il dos, che martedì sarà discusso in Consiglio comunale, con 3,6 milioni di euro, mira pure a rimpiazzare con un sistema “low carbon”, lampioni intelligenti con fonti rinnovabili, l’obsoleta impiantistica coi faretti a mercurio, e poi a via Turco, a via Magellano a via Indipendenza, si prepone, con 200mila euro, di rifunzionalizzare i micronidi, ad oggi tutti chiusi, fuorché quello in Centro.
Il giallo De Amicis
Proprio il quartiere nevralgico, ad ogni modo, resterà orfano della scuola. Tra i banchi della “De Amicis”, simbolo della città, non si vedono alunni da 17 anni: nel 2002, dopo il sisma di San Giuliano di Pugliano l’allora sindaco Alfredo Liguori la dichiarò inagibile. Due anni dopo, nel 2004, l’Amministrazione provò a trasformarla in un centro commerciale, come proposto dalla Rtp Studio Amati srl di Roma, che propose un progetto di riqualificazione da 14 milioni di euro. Un’iniziativa che sarebbe piaciuta pure ad un altro sindaco, Giovanni Santomauro, che avrebbe voluto un centro commerciale, con tanto di parcheggio interrato, nella scuola rimasta chiusa. L’edificio fu riaperto nel 2014 dalla commissione straordinaria. “A Battipaglia tutto può cadere fuorché la De Amicis” dichiarò il presidente della commissione Gerlando Iorio. Oggi la scuola ospita una biblioteca comunale, mostre e cineforum. E la campanella resta muta.