Era stato annunciato nelle ore successive al disastro ambientale che ha coinvolto la città di Battipaglia. Il ‘Flash mob’ organizzato dal comitato Battipaglia dice No ha coinvolto circa 300 persone che hanno presidiato la zona antistante il Comune.
Battipaglia scende in piazza e lo fa a poche ore dall’incendio di rifiuti che ha annerito il cielo della città. Tonnellate di rifiuti, nelle prime ore del pomeriggio, sono state bruciate. Giacevano lì da un paio di anni, e nemmeno un’ordinanza comunale a firma della sindaca Cecilia Francese, emessa nel 2018, era bastata per rimuoverle. Ci hanno pensato le fiamme di oggi a togliere il pensiero.
Il Comitato Battipaglia dice No parla di “disastro annunciato”. Secondo gli ambientalisti il potenziale è “pericolosissimo”. “La situazione – scrivono – non è stata arginata da chi dovrebbe difenderci: il disinteresse, la mancanza di controllo e le pastoie burocratiche di chi ha paura di prendere decisioni forti, senza guardare in faccia a nessuno. Ci si limita a “mettere le carte a posto”, ad avviare procedure annose senza preoccuparsi che poi le bombe ecologiche ci scoppiano fra le mai“.
Cittadini, associazioni e comitati si sono riuniti in davanti alla Casa Comunale mettendo in atto una simbolica protesta: hanno bussato alle porte del Comune chiedendo che la sindaca aprisse. Quasi a voler chiedere un dialogo. Una porta chiusa che, secondo Pino Bovi, è emblematica di un disinteressa a venirsi incontro: “Il Comune – dice il consigliere comunale – e il Comitato devono smettere di essere contrapposti come negli ultimi mesi. Gli ambientalisti suggeriscano un’azione di protesta, il sindaco scelga la strada istituzionale e proponga una iniziativa“.
Bovi e Baldi erano gli unici consiglieri comunali presenti questa sera insieme al parlamentare Federico Conte. Sul silenzio e sull’assenza dell’assessore all’ambiente Carolina Vicinanza, commentano: “L’assessore – dice Bovi – pare sia dimissionario. Capisco l’imbarazzo perché non sa se continuerà a lavorare, vista la rimodulazione in corso. Se ci smentisse, però, ci farebbe un piacere“. Secondo Baldi “la tragedia era annunciata, è stato fatto poco per le politiche ambientali, basti pensare che la consulta sull’ambiente non è ancora operativa dopo tre anni. Non si può incolpare la provincia, il sindaco è la massima autorità sul territorio dal punto di vista della salute. Doveva intervenire“.
E infine, il Comitato suggerisce una strategia: “L’interlocuzione con la Regione bisogna crearla – dice l’ex consigliere regionale Raffaele Petrone -. Questo giochino dello scaricabarile non può andare avanti. Una volta che l’ordinanza di sgombero non è stata ottemperata, scadute anche le proroghe, tu sindaco vai lì e togli i rifiuti, e se non hai soldi per smaltirli apri un dialogo con la Regione che, obbligatoriamente, deve evitare situazioni di pericolo, che mettono a repentaglio la salute dei cittadini, come quella di oggi“.