Turisti per forza

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1997
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Il sonno incerto della vigilia, poche ore già stanche, il buio al balcone, in strada, voci che si rincorrono, ombre che si muovono dentro spazi già vuoti, luci arancioni, quell’altoparlante che dalla strada grida “Evacuazione in corso, abbandonare le abitazioni” e che sai non dimenticherai più mentre lo sotterri sotto elenchi di cose da fare, refolo gelido di guerra entrato nelle nostre case, nelle nostre vite, quel brivido del sangue, quel fiato trattenuto che per pochi secondi ti rende simile agli uomini e alle donne che nel mondo vivono la guerra, i pochi beni messi in sicurezza, il cane dallo sguardo assonnato, la macchina che parte, meno male, fare benzina, si potrà fare benzina da qualche parte, ma pure tu che non hai fatto benzina ieri, una città che per metà ancora dorme e per metà ha la febbre, albeggia e la luce porta coraggio, l’autostrada per raggiungere la tua compagna, il paesaggio che cambia, le pale eoliche di Campagna, Contursi, l’odore pungente, il budello di strade fino all’agriturismo, bello, la piscina, l’orto, ma si è turisti per forza, la borsa la camera un caffè e sono solo le 8, il giro in giro col pensiero altrove, sorgenti, gente, profughi come te che la bomba ha sparso per il Salernitano, saluti, battute, il pranzo, caffè e ammazzacaffè, in camera a seguire la diretta di Sud tv, donna fissa uomo a rotazione, ammirazione per la capacità di riempire ore con il niente, ma quel niente che si muove lungo scarti millesimali placa l’ansia, riempie l’attesa, inietta ottimismo, i droni, i furti, i militari i civili i vecchi il sindaco, l’anziana morta la donna gravida, finestra sulla piscina, il cielo chiaro di settembre, un po’ ci si bacia un po’ Facebook, telefono scarico, carico, scarico, il caricabatterie a casa. Le fasi 1 2 3 che sono 5, la matematica è anch’essa stanca, la speranza, sembra fatta, la conferenza alle 18, forse alle 18,30 forse alle 19, ma intanto partiamo che da qualche parte entriamo, l’imbocco di Eboli, traffico che sembra l’uscita di uffici, veloce veloce veloce, togliti dalla strada, che aspetti ad accelerare non devi tornare anche tu, Dio quanto parcheggio, casa che sembri mancare da un mese, i balconi sono integri, il cielo scuro di settembre, scure le strade, qualche lampione saltato, palazzi in corto circuito, ancora spazi vuoti, ancora ombre che si aggirano, ancora spettri che però ora sorridono.