Ha generato perplessità e delusione la lettera d’intenti sottoscritta dalla Sindaca di Battipaglia Cecilia Francese con il presidente della Provincia e il direttore dell’Ente d’Ambito, definita un “primo tiepido passo” dalla stessa prima cittadina, che ha di fatto deposto per ora l’ascia di guerra, sciogliendo il presidio allo Stir di Battipaglia.
Eppure, la giornata di ieri era iniziata nel segno opposto, dopo il tremendo rogo della notte tra mercoledì e giovedì e le proteste dei cittadini che hanno simbolicamente assediato il Comune, la Sindaca ha avuto il sussulto che in tanti chiedevano da tempo. Con indosso la fascia tricolore si è recata allo Stir per bloccare di fatto il funzionamento dello stesso, al fine di far arrivare in Provincia e in Regione la voce dei cittadini esasperati dai continui roghi e in generale della situazione ambientale in città. Ebbene, i risultati raccolti al termine di questa, in verità, tardiva protesta non sono stati quelli che in molti si attendevano.
Già la riunione a porte chiuse col vicepresidente della Regione Fulvio Bonavitacola è sembrato il preludio ad un accordo al ribasso che si andava prefigurando. Quando poi sono stasi resi noti i dettagli dello stesso, la delusione è stata cocente. Dichiarare che non si faranno altri impianti di trattamento rifiuti su un territorio che ne conta già oltre 40 è un po’ come curare una malattia in stato avanzato con un vaccino. Farlo, poi, attraverso un accordo siglato con due Enti, la Provincia e l’ex ATO, senza una firma della Regione e dell’Asi, che sull’area possono fare e disfare al di sopra di tutti, fa diventare l’accordo poco più che un pannicello caldo dato al moribondo. A tempo. Essì, perchè da quello che si intuisce, la soluzione è temporanea. D’altra parte si parla di “moratoria”, che semanticamente richiama la presenza di un termine, tanto che il Presidente De Luca ha chiaramente parlato di un divieto di insediamento “per i mesi futuri”.
L’operazione della Regione, a questo punto, sembra ancora una volta pilatesca: delegare ad Enti minori impegni che alla fine lasciano il tempo che trovano, calmando per ora una città sull’orlo della disperazione. Ma fino a quando?
Fino a che un altro impianto non prenderà fuoco, fino a che la camorra non mostrerà di nuovo i suoi aguzzi denti, fatti di diossina, fumi neri e fiamme di morte. Perché quello che poco si considera è che nel nostro Paese è da tre anni in atto una guerra. Quasi 500 roghi in tre anni ad impianti che trattano rifiuti, dalla Lombardia alla Sicilia. Il ciclo virtuoso di smaltimento, che passa attraverso impianti di riciclo, compostaggio e Stir toglie tanto denaro alle ecomafie, che risponde col fuoco. L’ultimo incendio appiccato alla MGM sembra sia partito da tre punti diversi dell’azienda, dopo che le telecamere erano state messe fuori uso. Una guerra, come pure l’ha definita il Ministro Costa sul suo account Facebook: «È una guerra, una guerra che i cittadini combattono da troppo tempo. Pochi giorni fa (il 24 agosto) sono stato a Battipaglia e ho promesso che in caso di riconferma avrei avviato un tavolo tecnico. Bene, proprio ieri con il direttore generale abbiamo avviato la procedura e già da oggi partiranno le convocazioni con le amministrazioni locali interessate, i tecnici di regione e provincia, e chiaramente il Ministero» (L’incontro si terrà il prossimo 26 settembre a Roma, ndr).
Una guerra che di certo non si fermerà all’incendio dell’altra notte e a cui non si può rispondere solo limitando la nascita di nuovi impianti. Che si fa per quelli esistenti? Come si pensa di prevenire nuovi devastanti roghi? Come si è visto, le telecamere servono a poco, le forze dell’ordine sono in numero insufficiente e gli impianti sono troppi da controllare con due pattuglie e tre vigili urbani. E a questo va aggiunto che tutti i controlli fatti finora, l’ultimo alla MGM appena lunedì scorso, realizzato congiuntamente da Arpac, Comune e Vigili del Fuoco, hanno dato esito positivo.
Allora che si faccia di tutto per fermare questa escalation, si chieda l’intervento dell’esercito, grazie al quale nella Terra dei Fuochi si è riusciti ad evitare nuovi incendi agli impianti, si obblighi queste aziende di dotarsi di guardie armate private h24, si metta in piedi subito un piano straordinario di sicurezza a tutela dei cittadini che impieghi mezzi e uomini sul territorio, estendendo anche al nostro territorio i poteri del Commissario straordinario per la Terra dei Fuochi, guidato dall’ex commissario prefettizio di Battipaglia, il Prefetto Iorio, che è riuscito a ridurre sensibilmente in due anni gli incendi in quell’area.
E poi, intervenire con atti amministrativi seri, come una nuova pianificazione urbanistica del Consorzio Asi, che trasformi la nostra Area industriale in un distretto dell’Agroalimentare, favorendo anche attraverso incentivi la delocalizzazione degli impianti privati che oggi trattano rifiuti, puntando finalmente in maniera seria su agricoltura e agroindustria.
Insomma, oltre il futuro c’è da pensare al presente, che al momento ha ancora i tratti neri di una colonna di fumo densa, che toglie l’aria e trasporta morte.