«Presentammo note con criticità e rischi dell’azienda, ma la Regione non ne tenne conto, e ci allontanò». Associazioni e Comitati parlano del “caso M.G.M.”
Non si spegne il fumo delle polemiche che aleggia intorno alla M.G.M., l’azienda di smaltimento di pneumatici esausti andata in fiamme lo scorso 12 settembre. Di quel sito adesso non resta che lo scheletro annerito col suo carico di diossina, che reclama un’urgente bonifica, e il grosso danno ambientale alla città di Battipaglia e alla salute dei suoi cittadini. Ma in tanti si chiedono, quella tragedia poteva essere evitata? Associazioni e Comitati rispondono di sì.
Le associazioni cittadine Cives Et Civitas e Civica Mente, congiuntamente con il Comitato Battipaglia dice No presentarono infatti osservazioni sfavorevoli in merito all’insediamento dell’azienda sul territorio battipagliese.
«Nel gennaio 2018 attenzionammo la procedura, che era in fase di conferenza dei servizi, perché ci accorgemmo di una convocazione anomala della conferenza stessa – fanno sapere Irene Corcillo ed Emilia Abate di Cives Et Civitas – Le associazioni intervennero alla riunione del 31 gennaio 2018 per segnalare che la convocazione non aveva rispettato i termini stabiliti dall’art. 208 del Testo Unico Ambientale. In seguito analizzammo il progetto presentato dalla M.G.M. e presentammo alla Regione una memoria ben argomentata su tutte le criticità, le incoerenze ed i rischi dell’attività».
Proseguono: «La ditta dichiarava di lavorare solo 72 tonnellate al giorno, la soglia per essere sottoposti obbligatoriamente alla Valutazione di Impatto Ambientale è di 75 tonnellate. Di fatto però, ogni giorno, come venne dichiarato dalla ditta stessa, di tonnellate ne entravano 416. Qual era la destinazione di questa enorme quantità residua?».
«In ogni caso, la normativa europea prevede che l’esonero dalla VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) sia misura eccezionale; invece la Regione ha esonerato sistematicamente tutte le ditte che richiedevano l’autorizzazione a lavorare o mettere a riserva rifiuti nel comune di Battipaglia, come se ogni ditta fosse impiantata in un deserto e non in un territorio dov’erano presenti già delle forti criticità ambientali. In questa maniera Battipaglia è arrivata ad ospitare circa 41 impianti di lavorazione di rifiuti urbani ed industriali, pericolosi e non», spiega l’Associazione Cives Et Civitas.
E il Comune? Secondo l’associazioni non manca di responsabilità. «Il Comune, che aveva fatto pervenire un anomalo parere favorevole della Commissione consiliare ambientale (che non aveva competenza ad esprimersi in proposito), non si era accorto che la M.G.M. non aveva proceduto alla bonifica del sito dove doveva sorgere l’impianto, già utilizzato da una precedente società riconducibile al medesimo gruppo familiare dei proprietari della M.G.M., e che si occupava sempre di rifiuti. Solo dietro nostra segnalazione il Comune effettuò un sopralluogo e la ditta fu costretta a procedere con la bonifica».
Le anomalie in tutta questa storia non sono finite: «I tecnici redattori del progetto invece di indicare, come previsto dalla legge, se vi fossero siti sensibili o scuole nel raggio 1 km, hanno indicato quelli presenti (o meno) nel diametro di 1 km, quindi nel raggio di 500 m; con tale sistema non risultava evidenziato che nei pressi del sito dove avrebbe svolto l’attività M.G.M. vi erano due scuole ed altri siti sensibili, situazione che non avrebbe permesso la concessione dell’autorizzazione».
Tra le Associazioni e la Regione sembrava però esserci un muro, come raccontano: «Tutto questo fu evidenziato nelle nostre note, ma la Regione non ne tenne conto e, per tutta risposta, noi rappresentati delle associazioni fummo allontanati dalla Conferenza dei Servizi del 02 marzo 2018. L’autorizzazione fu concessa, con l’apertura dello stabilimento e le conseguenze che purtroppo tutti conosciamo».