Potere è partecipazione

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Nel PD da anni, anche a livello locale, sibila un’aria rancorosa e inacidita, tra congiure e misfatti, reticenze e dispetti, colpi bassi e carognate, abbandoni e scissioni.
Come nelle antiche corti feudali dove intrighi e tradimenti si susseguivano a ritmo incessante, anche oggi le dispute si consumano al solo scopo di definire poteri e linee di comando.
E in questi furiosi contrasti è completamente assente la politica intesa come proposta, progetto, idea.
Questo è accaduto con la scissione di Renzi a livello nazionale e questo accade anche nei comuni a noi vicini dove è affiorato un modello di politica amministrativa, orientato non più ad un programma da realizzare, (decantato solo in campagna elettorale) o a al raggiungimento di obiettivi concreti attraverso il dialogo con i corpi del tessuto sociale cittadino, bensì si è formata dovunque un’oligarchia ben ristretta affidata al sindaco, al suo vice, un paio di assessori e a qualche funzionario che indicano, nominano, scelgono, decidono e selezionano.
Ma questo non accade solo nel partito democratico, anzi. Cosa ancora più strana è quando a cadere in questa logica sono movimenti che fanno della propria ragione d’essere proprio la diversità da queste “logiche di potere”. Accade così che liste civiche, movimenti popolari, antagonisti del sistema, finiscono per diventare loro stessi vittime di queste pratiche politiche di piccolo cabotaggio. Questo è accaduto anche a Battipaglia, dove pure in campagna elettorale la sindaca Francese, a capo di un movimento civico, aveva promesso ampia partecipazione rispetto alle scelte più importanti per la città, azioni rivoluzionarie e la messa al bando di pratiche di spartizione.
Ma, anziché coinvolgere, ampliare i tavoli di confronto, puntare sulle associazioni che operano sul territorio si è scelto il solito balletto degli assessori, delle nomine di figure poco carismatiche, con le decisioni più importanti per il futuro di una città prese sostituendo la prassi politica con la procedura interna, rinunciando di fatto a dialettica e sintesi, agendo spesso con modi unilaterali e sbrigativi escludendo ogni mediazione.
I risultati però, sono sotto gli occhi di tutti e sono a dir poco insoddisfacenti, poiché da anni si assiste al progressivo declino della città, e questo certamente non può essere addebitato solo alla Sindaca in carica, che pure avrebbe avuto il compito di ridare almeno un segno di svolta, mentre invero la città si presenta sempre più degradata, abbandonata dai giovani, sfilacciata nel tessuto sociale, soffocata da una grigia cappa di potere espressione del potere oligarchico.
Un sistema che paradossalmente non accetta nemmeno critiche ma è pronto a una levata di scudi contro chiunque le muovi utilizzando quegli umili servi che vivono di prebende e indennità.
Insomma, a conti fatti un’amara delusione.