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Il Coronavirus ha stravolto le vite di tutti quanti, non solo degli adulti

Finalmente non si va a scuola. È questo il primo pensiero che molti ragazzi hanno avuto appena appresa la notizia della chiusura degli istituti scolastici di fronte all’emergenza Coronavirus. Oggi, dopo più di un mese dall’esclamazione di quella frase, anche i più giovani hanno preso coscienza della preoccupante situazione in cui riversa il mondo intero. I loro sorrisi e quella felicità ingenua si sono trasformati in malinconia.

La reazione dei più giovani

C’è chi ha deciso di ingannare il tempo dedicandosi completamente allo studio, chi ha riscoperto qualche vecchia lettura e chi, come Massimiliano Porcelli, uno studente di quattordici anni del liceo musicale E.Perito di Eboli, ha deciso di riempire una pagina bianca di quaderno con tutte le emozioni contrastanti di queste settimane.

Massimiliano è uno di quei ragazzi in grado di contagiare chiunque gli si avvicini con la sua positività, nonostante non abbia avuto un’infanzia facile. Più volte costretto a trascorrere settimane intere in una stanza di ospedale a causa di alcuni capricci del sistema nervoso, non ha mai perso la grinta e l’entusiasmo. Eppure in questi giorni, sebbene la musica e il canto continuino ad essere i suoi perfetti alleati, una ruga di preoccupazione comincia a segnargli la fronte. Per la prima volta ha visto la paura negli occhi del papà.

«Grazie alla tecnologia – spiega Tonino Porcelli, papà di Massimiliano – la scuola si è trasferita nelle case degli studenti garantendo la continuità dell’istruzione e permettendo ai ragazzi di impegnare le proprie giornate in modo costruttivo e distrarsi. Eppure non mancano le difficoltà. I ragazzi sono ancora spaesati per questa situazione e, anche se cercano di mascherarlo, assorbono come spugne tutte le tensioni di noi genitori». 

Così, un diario segreto, il proprio blog o un semplice quaderno diventano per i più giovani gli strumenti ideali per sfogarsi e scrivere tutto ciò che passa loro per la testa. In questi giorni i social si sono colorati di disegni e lavoretti fatti dai più piccoli, di foto di viaggi scolastici, di video ricordi così come di brevi pensieri.

Per la prima volta non è l’insegnante a dover spingere i ragazzi a scrivere, tutto nasce dalla spontaneità. Proprio come il testo che i genitori di Massimiliano hanno trovato sul suo quaderno di italiano. Un testo che fa riflettere e che ci fa vedere questo “mostro senza volto” come colui che ha privato un ragazzino della sua adolescenza e felicità, un mostro che fa venire le lacrime agli occhi e che fa paura anche ai più grandi.

Il racconto di Massimiliano

MassimilianoInizio così, semplicemente dicendo che oggi avrei da studiare, ma mi va di scrivere una lettera per esprimere ciò che penso e sento in questi giorni. Avverto la tensione, sento che il dolore è entrato in ogni casa ed entra ad ogni telegiornale che io ascolto insieme ai miei genitori. Sento le vittime, e sono tante. Capisco che questa situazione non finirà presto e ciò mi fa stare male.

Sono chiuso dentro da tantissimo, all’inizio pensavo: “sì, è un altro dei miei ricoveri” per cui devi stare chiuso per due settimane. Ma non è purtroppo così. Vedo mia madre far finta ma poi da parte piange; mio padre, che è l’unico che esce, torna a casa, si disinfetta, ma non mi abbraccia, mi sta lontano perché ha paura. E la paura non faceva parte del mio papà.

Oggi dovevo studiare. Sì, è importante, ma credo che raccontare ciò che viviamo, anche se abbiamo solo quattordici anni, è importante come risolvere un problema di matematica e altro. Non so chi la legge e se la leggeranno, ma oggi con il sole che splende e gli uccelli che iniziano a farsi sentire, noi siamo chiusi dentro per sconfiggere un mostro senza volto e senza forma. Covid – 19. Lo ricorderò per sempre e lo racconterò, forse sempre con gli occhi pieni di lacrime“.