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Il consigliere comunale d’opposizione Luigi D’Acampora ha denunciato l’Istituto Zooprofilattico di Portici per la vicenda dei tamponi dello scorso 16 aprile effettuati nel Salotto Comunale di Battipaglia. Truffa e violenza privata le accuse.

La vicenda dei tamponi a Battipaglia rischia di prendere una piega inaspettata. Il consigliere comunale Luigi D’Acampora, rappresentato dall’avvocato Orazio Tedesco, ha formalizzato una denuncia nei confronti dell’Istituto Zooprofilattico di Portici, ente autorizzato dalla Regione Campania per lo screening di massa su tutto il territorio.

Le accuse? Truffa e violenza privata. Ma facciamo un passo indietro: è il 16 aprile quando la sindaca Cecilia Francese annuncia sette nuovi positivi a Battipaglia a seguito dei 250 tamponi effettuati nel Salotto Comunale. Tra questi anche il consigliere D’Acampora. Che però non è convinto e decide di avviare ulteriori verifiche. I due successivi tamponi, effettuati dall’Asl, danno esito e negativo. Ma intanto per D’Acampora e i suoi familiari è scattata la quarantena obbligatoria perché, a tutti gli effetti, è considerato un positivo.

PARLA L’AVVOCATO DI LUIGI D’ACAMPORA

«Abbiamo chiesto il sequestro degli atti presso la Casa Comunale e presso la Regione Campania – spiega l’avvocato Tedesco – per capire chi abbia autorizzato questi tamponi e perché». E ad alimentare i dubbi ci sarebbero i test seriologici secondo i quali D’Acampora non avrebbe mai contratto il virus: «Le analisi del sangue hanno dato contezza del fatto che D’Acampora non abbia mai contratto il virus, tant’è che il suo sangue non si potrà utilizzare per sanare gli altri. E soprattutto del secondo tampone effettuato dallo Zooprofilattico non v’è traccia. E ad oggi, nonostante siano trascorsi i quattordici giorni e siano state fatte tutte le verifiche finali, come da protocollo, D’Acampora non sa se può uscire di casa né ha ricevuto indicazioni precise» prosegue Tedesco.

Al caso, poi, si aggiunge la vicenda del farmacista 33enne di Montecorice, anche lui risultato positivo quel famoso 16 aprile, che aveva indotto il sindaco cilentano Pierpaolo Piccirilli a scrivere una lettera all’Istituto Zooprofilattico e i successivi 650 tamponi effettuati su categorie a rischio (medici, pediatri, volontari, operatori delle Croci) che, statisticamente, avrebbero dovuto dare risultati congrui ai 250 tamponi precedenti.

La questione sollevata da D’Acampora s’inserisce in una vicenda dalle dimensioni più ampie, di cui si è parlato molto in queste settimane, arrivando finanche in Parlamento, e su cui il Procuratore di Napoli Giovanni Melillo ha aperto un’inchiesta.