Anselmo Botte, segretario della Cgil di Salerno, sociologo e autori di diversi libri sul tema immigrazione nella Piana del Sele, ha rilasciato un’intervista al nostro giornale. Si parla di immigrazione, di caporalato, della Sanatoria proposta dal ministro Bellanova.
L’INTERVISTA
Il Covid cambia il fenomeno dell’immigrazione nella Piana del Sele?
Sostanzialmente cambia poco, e ti spiego. L’agricoltura non è stata tra le attività sospese quando la è scoppiata la pandemia, per cui nella Piana del Sele le aziende agricole sono rimaste nelle condizioni di lavorare perché si potevano rispettare i protocolli, sia a campo aperto che nelle serre. Alcune aziende non hanno potuto lavorare ma a causa del blocco dei mercati internazionali (considera che dalla Piana del Sele si esporta in tutto il mondo) e non per mancanza di manodopera. Attualmente, infatti, le stime ufficiali parlando di circa 12.000 lavoratori che stanno nei campi tutto l’anno, perché l’agricoltura non è stagionalizzata (a parte qualche picco estivo).
Cosa pensa della sanatoria proposta dal ministro Bellanova?
La sto seguendo con interesse. Tanto per cominciare personalmente credo che debba riguardare tutti i comparti e non solo l’agricoltura. Bisogna estenderlo a tutti i settori che sono allo stesso modo pieni di irregolarità. Le sanatorie, inoltre, sono logiche conseguenze di una normativa che non funziona: la “Bossi-Fini” del 2002, che ciclicamente produce lavoratori senza permesso di soggiorno. E generalmente sono lavoratori che prima erano occupati, e successivamente si sono ritrovati nella palude del lavoro nero. Le sanatorie esistono da sempre. La più grande la fece il centrodestra con Berlusconi quando furono regolarizzati 600mila lavoratori. L’ultima, se non sbaglio, fu nel 2012. L’intervallo è stato lungo perché rispetto a prima i richiedenti asilo che hanno alimentato l’immigrazione nel nostro Paese sono stati regolarizzati (non tutti ovviamente) con il permesso di soggiorno per motivi politici.
Se venisse attuata (la Sanatoria) i migranti non saranno più ricattabili come prima, ma servirà realmente a contrastare il fenomeno del lavoro nero e il caporalato?
Certo. La regolarizzazione pone i lavoratori in una situazione sicuramente favorevole, possono rivendicare un contratto di lavoro. Cosa che non è possibile senza permesso di soggiorno. Sicuramente saranno meno ricattabili, ma questo non fermerà il fenomeno del lavoro nero e del caporalato. Perché ci sono tante persone col permesso di soggiorno, o italiani, assunti a nero e sfruttati. Naturalmente servirà per regolarizzare più posizioni e ambire a un rapporto di lavoro decente, ma sul lavoro nero e sul caporalato dovranno poi intervenire altri tipi di politiche e altri organi.