Una giungla di disposizioni: andremo al cimitero passando dal manicomio!

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Spiagge “libere” su prenotazione, ombrelloni a 5 metri di distanza, distanze da mantenere anche in acqua. A settembre un giorno a casa e uno a scuola. I teatri apriranno con un posto sì e 4 no. Con la misurazione della temperatura agli spettatori e con un massimo di 200 persone “compresi artisti e tecnici” (sic!).

In Piemonte i negozi di elettrodomestici devono tenere i televisori spenti per non “favorire gli assembramenti”. In Veneto aprono i ‘toelettatori’ per cani ma l’animale dev’essere consegnato senza incontro fra le persone (evidentemente o il cane lo addestri ad andarci da solo o lo lanci dal marciapiedi…).

In più regioni cuochi lavoreranno addobbati come un medico dello Spallanzani. Più passano le settimane e più i 450 “esperti” delle 15 task force partoriscono follie, bizzarrie, disposizioni cervellotiche e impraticabili in qualsiasi nazione che non sia uno stato di polizia.

Una giungla di disposizioni contraddittorie (quasi 250 nazionali, che occupano sinora oltre 1.100 pagine della Gazzetta Ufficiale, senza contare 800 ordinanze regionali oltre a quelle comunali) nessuna delle quali – ovviamente – “ammette ignoranza”, punite con sanzioni fino a 3.000 (o 5.000) euro, col bel risultato che ormai nessuno più sa cosa è lecito e cosa è vietato: nessuno, nemmeno le forze dell’ordine addette a farle rispettare. Con mascherina, senza, anche senza ma devi portarla con te… con i guanti o senza… Quante persone possono stare in macchina, dove posso andare, in quali ore, cosa posso fare e cosa no?

Due errori mastodontici alla base di questo comportamento: primo la sfiducia verso i cittadini, la convinzione che bisogna regolarne per legge in maniera asfissiante ogni singolo comportamento perché diventino un popolo adulto e responsabile, secondo il non comprendere che in questa giungla l’unico effetto che si raggiunge è l’incertezza, il disorientamento da parte dei cittadini, oltre a una inevitabile sfiducia e insofferenza verso l’istituzione. Queste due cose finiscono per essere totalmente controproducenti e anche il fine perseguito (la tutela della salute pubblica) è travolto in una sostanziale anarchia incolpevole benché punibile.

Tutto questo grazie a governi (nazionali e regionali) che non puoi criticare (“siamo in emergenza, lo fanno per il nostro bene, non è il momento delle polemiche”) altrimenti vieni sommerso con un coro di critiche (poi li giudicheremo, siete sciacalli).

Il governo centrale che il 12 maggio non ha ancora varato il c.d. “decreto aprile”, che ha in arretrato centinaia di milioni di euro di cassa integrazione non pagata, oltre a un milione e centomila “bonus” non ancora versati. Un decreto liquidità con un buco enorme (è stato costruito in maniera tale da non riuscire a impedire che le banche approfittino della garanzia statale per “coprire” mutui pregressi, cosa che sarebbe teoricamente  vietata).

Ordinano di vendere le mascherine a 50 centesimi ma non si preoccupano di governarne le forniture, mentre in una decina di paesi europei le mascherine le distribuiscono gratis per strada. Un “commissario” che ordina e compra 5 milioni di tamponi e dopo un mese scopre che non abbiamo i reagenti per esaminarli. Ormai la confusione e la devastazione economica sono sotto gli occhi di tutti.

Avete un modo per farvi perdonare: smettetela di fare danni. Dateci cinque o sei “regole comportamentali” chiare e poi ciascuno di noi si regoli secondo il proprio senso di responsabilità. Fatto questo ve ne tornate a casa. Perché restando nelle vostre mani finiremo al cimitero passando per il manicomio.