Dai tour emozionali alle attività sui social
Il MOA – Museum of Operation Avalanche si riconverte per riaprire al pubblico entro Maggio
L’arte, sin dall’inizio del lockdown, non ha mai smesso di addolcire le giornate degli italiani. In una nuova veste, il web è stato invaso da artisti che hanno organizzato concerti casalinghi, coreografie a distanza e tour virtuali. Anche il MOA – Museum of Operation Avalanche di Eboli, durante questi mesi si è reinventato proponendo ogni giorno il video di una performance musicale o teatrale. Adesso, però, è arrivato il momento di prepararsi ad affrontare la fatidica “Fase 2”.
«Grazie all’ampia superficie su cui si estende il MOA – spiega Giuseppe Fresolone, Direttore del Museo – non abbiamo rilevanti problemi nell’adeguarci alle nuove norme del distanziamento sociale. Ci stiamo già muovendo per riconvertire le nostre attività e riaprire gli ambienti al pubblico entro fine Maggio. Ciò che veramente mancherà al nostro museo è l’interazione con le scuole del territorio, così come il flusso turistico internazionale che in questi anni abbiamo creato. Il MOA nasce come museo dinamico in cui le narrazioni sono il frutto dei continui interscambi con i visitatori».
Il Museum of Operation Avalanche, infatti, è stato in grado di tessere una vasta comunità di relazioni che, in una fase delicata come quella attuale, gli ha consentito di avere la giusta forza per continuare le proprie narrazioni e, soprattutto, emozionare e lasciare il segno.
Tecnologie e beni culturali
Da sempre, alla base del concetto di MOA, non c’è la mera contemplazione degli oggetti ma l’integrazione di questa con le narrazioni di storie, con gli audiovisivi e con le svariate attività teatrali e musicali proposte a cui a breve andrà a sommarsi un virtual tour con pillole tematiche accessibili dalle pagine social e dal sito web.
«Fino a poco tempo fa – continua Fresolone – l’Italia era diffidente nell’applicare la tecnologia ai beni culturali, con la pandemia la situazione si è ribaltata. Eppure, bisogna prima di tutto capire che le tecnologie sono in continua evoluzione e che un museo necessita di una mission, di una storia e di un pubblico per trarre benefici dal loro utilizzo. La capacità di narrare, oggi, è il fulcro di tutto e non si può non tener conto della rilevanza che il Digital Storytelling sta acquisendo. Il MOA da tempo si contraddistingue per l’uso delle moderne tecnologie, in particolar modo per la loro applicazione nella sala emozionale, la tappa più attesa nei nostri tour».
Questo museo, incastonato nel complesso monumentale di Sant’Antonio, con le sue fotografie, ritagli di giornali, video e cimeli richiama alla memoria i giorni di guerra dello sbarco alleato e se sui social, durante questa quarantena, l’hashtag #poivorrei ha spopolato facendo emergere il desiderio di voler abbandonare i freddi monitor per tornare a lasciarsi emozionare dal vivo, la narrazione emozionale-concettuale del MOA è pronta a ripartire per far vivere un’esperienza unica e commovente.