Un passo minuscolo per volta, direzione normalità. Adeguandosi, attrezzandosi, rinunciando giocoforza all’agio degli spazi passati per l’esigenza di una dimensione più controllata e controllabile. Non abbiamo avuto la festa patronale, abbiamo dovuto annullare o ridimensionare la portata dei consueti eventi pubblici estivi, e in qualunque momento di evasione scontiamo (e sconteremo per chissà quanto) ancora molte – seppure necessarie e doverose – limitazioni di contatto e movimento. Ma, per quanto lentamente, c’è un piccolo spiraglio di futuro che pare volersi dischiudere e in cui ci è concesso spiare, saggiare, allungare una mano. Con prudenza da un lato, cauto ottimismo dall’altro.
Che poi, in verità, ci si riprende sempre così, da tutto: piano, spesso inciampando, tornando indietro e daccapo. Mettendoci però dentro entusiasmo e caparbietà. Conta ricominciare, ma per farlo insieme conta anche dare segnali.
E uno di questi, bello sonoro, significativo, si chiama Vinora Village. Con tutte le precauzioni del caso, ci sarà anche quest’anno: il 28, 29 e 30 luglio prossimi, in piazza Aldo Moro. Una location, in verità, che di questi tempi si tira dietro anche la sua bella botta di romanticismo, quella via Italia assurta a fondamento d’identità comune di un bel po’ di generazioni passate, sede legale e operativa dello struscio a oltranza e del “pssss” alle ragazze a passeggio sotto le hit sparate dagli altoparlanti di Castellano. Come dire, ora che c’è bisogno di tenere lontani i corpi ma ricompattare le anime, la scelta è azzeccatissima. Si torna sempre dove si è stati bene, e una Battipaglia intera che recupera un suo spazio “storico” per una cauta aggregazione sa anche – o soprattutto – di buon auspicio per i giorni a venire. E fa niente se stavolta ci toccherà salutarci a distanza, e qualcuno non lo riconosceremo sotto la danza multicolore delle mascherine.
“Lite edition”, dice la locandina, “edizione leggera”. Quantitativamente, s’intende: la qualità resta tutta. E non solo per l’immutato prestigio della ribalta offerta alla filiera enogastronomica (locale e non). Il villaggio, difatti, come da tradizione ormai pluriennale, anche stavolta non mancherà di offrire laboratori, salotti di discussione e approfondimento, rassegne letterarie, performance di danza. E musica, ovviamente: tanta buona musica live, tre serate di jazz selezionato eseguito da rinomati artisti di respiro nazionale e internazionale.
Fatevi un giro in rete, insomma, o sulla loro pagina Facebook, e guardate il programma. C’è parecchio da ascoltare, seguire, assaggiare. E, ovviamente, c’è da divertirsi. Che di questi tempi, col sorriso che ci si era ormai ristretto a oltranza come per un lavaggio fatto male, è una cosa non solo positiva: è proprio preziosa.