L’olevanese Mariantonia Fierro ha conseguito la laurea in Psicologia Clinica trattando, nella sua tesi, anche la vicenda della “Treofan” di Battipaglia. Ricevuta dalla Sindaca Cecilia Francese, una copia resterà adesso nella biblioteca comunale
Mariantonia Fierro, moglie e mamma 28enne, originaria di Olevano sul Tusciano, negli scorsi giorni ha conseguito la laurea in Psicologia Clinica, discutendo la tesi in Antropologia delle società complesse. Un intero capitolo di questa tesi è stato dedicato a una vicenda che ha interessato molto il territorio battipagliese, ovvero il caso “Treofan“. Abbiamo raggiunto la ragazza, che ha ricevuto anche degli auguri speciali dalla Sindaca di Battipaglia, Cecilia Francese, per farci raccontare di più in merito a questa tesi molto particolare.
– Hai raggiunto un importante traguardo, Mariantonia. Quali emozioni stai provando in questi giorni?
Ho frequentato la triennale di Scienze e Tecniche Psicologiche a Chieti, presso l’università “Gabriele d’Annunzio“, e la specialistica in psicologia clinica a Caserta, all’università “Luigi Vanvitelli“. Sono molto felice di aver finalmente raggiunto questo traguardo. Raggiungerlo nonostante gli impegni da mamma e moglie è stata una grande soddisfazione. È stato difficile conciliare tutto, la vita familiare con gli studi, ma alla fine ho imparato che quando si desidera davvero qualcosa e si lotta per ottenerla, tutto può essere realizzato.
– Raccontaci la tua tesi. Quali tematiche ha affrontato?
La mia tesi ha affrontato le tematiche dell’industrializzazione e della deindustrializzazione secondo la prospettiva antropologica, portando come caso esemplificativo della ristrutturazione aziendale, la vicenda della “Treofan” di Battipaglia. Naturalmente mi sono concentrata anche sulla storia della industrializzazione italiana e del suo successivo declino industriale, sui meccanismi che il mercato globale impone alle nostre economie e al lavoro in virtù della globalizzazione e sulle difficoltà che l’Italia ha avuto per integrarsi ad essa. Il tasso di disoccupazione è alto e la diffusione di malgestire forme di flessibilità nel lavoro sono una delle cause maggiori. I costi umani, in termini psicologici, che il lavoratore flessibile affronta sono altissimi e intaccano la formazione di un’identità lavorativa e personale forte, causando insoddisfazione e fragilità in tutti gli ambiti di vita, anche quella familiare.
– Cosa ti ha spinto a scegliere di trattare, nel dettaglio, proprio il caso “Treofan”?
La scelta della vicenda “Treofan” è stata quasi un’ispirazione. Ho sostenuto l’esame di antropologia delle società complesse mentre lo stabilimento era nel vivo della sua battaglia. Così ho deciso di approfondire e di dedicare la mia tesi proprio a questo. La “Treofan” è stata leader mondiale nel settore del BOPP, ha sempre raggiunto risultati eccellenti e stava per raggiungere obbiettivi sempre più alti. Ma all’improvviso le cose sono cambiate. Chi aveva raggiunto una sicurezza economica e personale è stato catapultato in un attimo nell’incertezza totale. Quello che ho ammirato negli ex lavoratori “Treofan” è stata la loro tenacia, la loro forza, la voglia di tenersi stretto quello che meritavano: il loro lavoro. Hanno lottato tanto e alla fine hanno vinto la loro guerra. Sono loro stessi la mia ispirazione.
– Hai avuto modo di relazionarti con esponenti della “Treofan”? Come hanno reagito a questo tuo interesse?
La mia ricerca si è svolta durante il periodo del lockdown dovuto al Covid 19, quindi si è strutturato attraverso colloqui telematici con una ex lavoratrice, Francesca, che mi ha catapultato nelle loro vicende, anche se solo virtualmente. La sua testimonianza è stata preziosa per me e alla fine della mia tesi ho deciso di allegare integralmente una sua lettera dove racconta tutti gli stati d’animo che ha vissuto durante i mesi di incertezza alla “Treofan”.
– Parlaci dell’incontro con la sindaca Cecilia Francese. Cosa ti ha detto?
È stato un onore per me essere convocata dalla sindaca. Una bella soddisfazione inaspettata. Si è congratulata con me e ha espresso i suoi ringraziamenti per aver dedicato il mio lavoro ad una vicenda così importante per la città di Battipaglia. Ho lasciato a lei una copia della tesi, con dedica alla città, che rimarrà nella biblioteca comunale.
– Da studentessa, com’è stato vivere l’esperienza del lockdown causato dal Covid?
Studiare ai tempi del Covid è stato sicuramente difficile. Fortunatamente per me il lockdown è cominciato quando avevo terminato tutti gli esami e dovevo occuparmi solo della tesi. Mio figlio ha compiuto due anni da poco e non doverlo lasciare per recarmi in sede, in realtà, ha facilitato in qualche modo le cose. La didattica a distanza comunque è stata complicata per tutti, sia studenti che insegnati, anche perché è un modus operandi a cui non siamo per niente abituati. L’intenzione iniziale per la mia tesi era stata la ricerca sul campo, ma il lockdown lo ha impedito. Questo mi è dispiaciuto molto.
– Ad oggi, quali sono le tue ambizioni e i tuoi sogni?
La mia strada è ancora lunga e spero sia all’altezza dei sogni che ho. Adesso mi dedicherò al tirocinio post laurea e poi potrò sostenere l’esame di stato. Ho tanti progetti che spero riuscirò a realizzare. Chi si ferma è perduto!