La giornalista battipagliese Antonella Napoli racconta ne “Il vestito azzurro“, il suo nuovo libro, edito da “People”, il complesso ritorno in Sudan
Approderà nelle librerie domani, giovedì 18 febbraio, “Il vestito azzurro“, il nuovo libro della giornalista e analista di questioni internazionali, di origini battipagliesi, Antonella Napoli. L’opera, edita da People, racconta, sin dalle rivolte del pane, le settimane tumultuose della caduta del regime di al-Bashīr. Un racconto che parte dalle strade ricche di scontri e violenza di Karthoum, fino ad arrivare all’incontro tra Antonella e la rifugiata Hiba nel Darfur: un legame speciale che passa anche per quel vestito azzurro che dà nome al libro.
Si tratta di un ritorno ricco di insidie e pericoli in terra sudanese per la reporter italiana, che è ben consapevole dei rischi, quando viene fermata mentre sta riprendendo delle immagini di alcuni palazzi governativi. Ciò la portò ad essere trattenuta per svariate ore dai servizi di sicurezza del paese arabo-africano, subendo un duro interrogatorio. L’intervento tempestivo dell’ambasciata italiana e del Ministero degli Esteri però riuscì a scongiurare il peggio.
Nonostante questo episodio Antonella Napoli non si è mai arresa, non ha mai tradito la sua missione, quella di puntare i riflettori su una questione ignorata da molti, troppi, e che stava portando uno stato intero ad essere inghiottito da un buco nero fatto di violenza e ingiustizia.
«Ho sempre preferito andare, soprattutto se da questo dipendeva la possibilità di illuminare fatti altrimenti destinati all’oblio, sia su terreni di conflitti che di crisi umanitarie.
Ho improntato i miei racconti all’insegna dell’indignazione. Indignare per abbattere l’indifferenza e per spingere ad agire», racconta la giornalista, di certo non nuova alla realizzazione di inchieste e reportage in diversi Paesi del mondo e aree di crisi, che le sono valsi anche premi giornalistici nazionali e internazionali, tra cui il Premio Franco Giustolisi “Verità e giustizia”, lo scorso anno.
«Il mio mestiere non è un lavoro, è una passione che diventa dovere. È responsabilità. Poter essere in un posto nel momento in cui un fatto diventa Storia, notizia, è qualcosa di speciale, ma lo è soprattutto ascoltare e dar voce a chi non ce l’ha. Anche dopo trent’anni di giornalismo, la voglia di partire è rimasta immutata, perché percepisco chiaramente che il mio posto, quando decido di raccontare crisi e conflitti ignorati, è tra gli ultimi, i dimenticati», conclude Antonella Napoli.