Il numero degli impianti che trattano rifiuti nel Comune di Battipaglia è uno di quegli argomenti che ha suscitato diverse polemiche negli ultimi anni. La dinamica è più o meno la seguente: arriva la comunicazione al Comune dalla Regione di presenziare a una conferenza dei servizi per l’autorizzazione di un determinato impianto per rilasciare un parere, in genere di carattere urbanistico. Il Comune dà parere positivo e i cittadini protestano. Il Comune risponde che non può far nulla, perché il parere è consultivo, ossia non può impedire l’autorizzazione regionale.
Cerchiamo di fare chiarezza, perché comprendere come possa accadere che un Comune non sappia quanti e quali impianti abbia sul proprio territorio, mentre una Regione continua ad autorizzare impianti in un’area che ne conta già circa quaranta, non è cosa semplice.
Innanzitutto, va precisato che le autorizzazioni sugli impianti che trattano i rifiuti spettano alla Regione, mentre a Comuni e Province è richiesto solo un parere non vincolante. La procedura non è affatto snella: viene presentata un’istanza che deve essere esaminata dagli uffici regionali i quali, prima di concedere l’approvazione comunicano la richiesta al Comune, alla Provincia e ad altri enti interessati come Asl e Arpac che devono rilasciare i loro pareri. Vengono allo scopo effettuate le conferenze dei servizi, nelle quali ogni rappresentante dei singoli enti coinvolti esprime la volontà degli organi. I pareri del Comune in genere non sono vincolanti, ciò vuol dire che la Regione ha obbligo di chiedere parere ai Comuni ma potrebbe discostarsene concedendo ugualmente l’autorizzazione che le è stata richiesta.
È necessario sottolineare che a seconda del tipo di impianto che si vuole installare, o del tipo di rifiuti che si intende trattare, gli iter burocratici mutano. Determinati tipi di impianti, a seconda della loro grandezza devono essere muniti di valutazione di impatto ambientale e autorizzazione unica ambientale (art 208 Dlgs 252/2006) altri di Aia (autorizzazione integrata ambientale art 216 Dlgs 252/2006 e Dlgs n. 459/2005), così come le attività che hanno per oggetto il trattamento dei rifiuti pericolosi sono soggette a iter burocratici più complessi. Negli allegati al codice dell’ambiente, i rifiuti sono classificati in varie fasce a seconda della loro pericolosità e del loro impatto sull’ambiente. Gli impianti di maggiore rilevanza, pensiamo al Tmb (ex Stir) devono essere dotati della suddetta via, che è un procedimento complesso caratterizzato da diversi studi i quali devono attestare quali sono le conseguenza sull’ambiente e sull’uomo per la costruzione di un determinato impianto. Meno complesso è il procedimento relativo all’Aia la cui regolamentazione è affidata al Dlgs n. 459/2005.
Il ruolo del Comune
Il parere del Comune, pur non essendo vincolante, ha una sua importanza. Il fatto che il parere dell’ente locale non sia vincolante non vuol dire che non possa incidere sulla decisione della Regione. Il Comune ha l’obbligo di indicare tutte le criticità che ritiene essere sussistenti rispetto all’autorizzazione richiesta all’ente regionale. Ciò al di là dell’eventuale carattere urbanistico del parere che viene richiesto.
È vero che a decidere se rilasciare l’autorizzazione sarà la Regione, tuttavia dovrà farlo in base a documenti o relazioni che in qualche modo abbiano più affidabilità rispetto al parere dell’ente comunale. In altri termini la Regione, pur avendo il potere amministrativo, non rilascerebbe un’autorizzazione ove il Comune documenti delle criticità sul proprio territorio così rilevanti da rendere ostativo il rilascio dell’autorizzazione.
Purtroppo dobbiamo sottolineare che il nostro Comune negli anni non è stato troppo solerte né nelle conferenze dei servizi, né nei rapporti con la Regione. Basti pensare a ciò che accadde nella Conferenza dei Servizi relativa all’impianto di compostaggio nell’ex Stir (oggi Tmb) richiesto da Eco ambiente del 2016, dove il Comune di Battipaglia si dichiarò favorevole, sostenendo successivamente di essere stato frainteso e ponendo in essere successivamente un ricorso amministrativo straordinario al Capo dello Stato poi ritenuto inammissibile per errore di notifica. Non fu il Comune a richiedere l’impianto di compostaggio, fu la società provinciale che gestisce l’ex Stir a candidare quell’area come idonea a poter ospitare l’impianto di compostaggio la cui approvazione sollevò tantissime proteste.
Il problema fu che il Comune, all’epoca commissariato, di fatto non sollevò obiezioni, salvo poi dissociarsi attraverso il ricorso agli organi di giustizia amministrativa richiesto a furor di popolo. Il parere negativo del Comune può avere poi anche un altro risvolto. Esso può costituire uno dei presupposti attraverso il quale l’ente comunale potrebbe impugnare l’autorizzazione regionale davanti all’autorità giurisdizionale amministrativa, ove sussistano illegittimità formali o sostanziali.
Cosa può fare adesso il Comune?
Instaurare un dialogo con la Regione per emanare un testo normativo sulle autorizzazioni agli impianti dediti ai rifiuti.
Abbiamo tutti negli occhi lo streaming nella quale la sindaca e alcuni consiglieri comunali di Battipaglia furono ricevuti in Regione per cercare di fermare la costruzione dell’impianto di compostaggio all’interno dell’ex Stir. Il consigliere comunale Pino Bovi, all’epoca, elencò al vicepresidente della Regione, Fulvio Bonavitacola, il numero dei rifiuti che venivano trattati nel Comune di Battipaglia ottenendo come risposta un “ma questi dati dove li ha presi?”. In quel momento si capì che gli organi Regionali quando avevano deciso di autorizzare il nuovo impianto di compostaggio all’interno dell’ex Stir non avevano ben considerato l’esistenza degli impianti di trattamento dei rifiuti dei privati presenti nel territorio di Battipaglia.
A riprova di ciò negli ultimi due anni – nonostante il clamore sollevato dalla vicenda dei miasmi – si sono susseguite ulteriori autorizzazioni ad impianti dediti al trattamento dei rifiuti sul nostro territorio. Ad oggi se ne contano una quarantina circa ma cosa può fare adesso il Comune per arginare il fenomeno delle autorizzazioni sul suo territorio? L’ente locale deve aprire un dialogo con la Regione per trovare una soluzione normativa che stabilisca dei criteri precisi sul tipo e sul numero di autorizzazioni che possono essere concesse. Il testo normativo deve essere molto dettagliato e specificare quali tipi di impianti è possibile autorizzare e quali no, e deve essere nei casi più rilevanti correlato alla stessa valutazione di impatto ambientale relativa al Tmb.
Quando si effettua la valutazione di impatto ambientale bisogna anche tener conto del numero di impianti che ci sono nei pressi di quello a cui la valutazione si riferisce. Adesso è vero che la via ha una durata quinquennale prorogabile su richiesta, ma se attorno all’impianto che l’ha ottenuta aumentano gli impianti o le attività dedite al trattamento rifiuti, è evidente che la via originaria dovrebbe esserne condizionata. Il Comune deve collaborare con la Regione nella stesura del testo che non può essere generico e deve essere fondato su criteri oggettivi che non possono essere più di tanto interpretabili soggettivamente. La prima cosa da fare sarebbe redigere un elenco degli impianti e delle attività che si occupano del trattamento dei rifiuti sul territorio, con indicazione del tipo di rifiuti che vengono trattati per ogni singola azienda. Il Comune deve inoltre monitorare le richieste di riconversione del trattamento dei rifiuti che alcune aziende effettuano presentando formali istanze alla Regione.
Non di rado capita che gli uffici comunali non siano neanche a conoscenza del fatto che alcune aziende abbiano mutato l’oggetto delle loro autorizzazioni, ciò perché non tutte le richieste effettuate dalle aziende sono state oggetto di conferenze di servizi tra i vari enti locali. È evidente che le informazioni sulle aziende presenti sul territorio comunale sono di fondamentale importanza non solo per avere un monitoraggio completo della situazione da sottoporre agli organi legislativi regionali, ma anche per attivare i controlli.