Bilanci falsi e premi al veleno per la vecchia governance di EcoAmbiente. La relazione del commercialista salernitano Roberto Muscariello rivela: «Danni dal valore di 8,2 milioni di euro»
È una relazione choc del commercialista salernitano Roberto Muscariello, coordinatore sin dal 2010 dell’area amministrativa di “EcoAmbiente“, l’azienda che gestisce l’ex Stir di Battipaglia. Nove pagine, racchiuse in un’inchiesta pubblicata oggi da La Città di Salerno, che ha rivelato un “buco” di 8,2 milioni di euro lasciato dalla vecchia gestione dell’impianto, oggi divenuto Tmb. La relazione, passata di mano al collega di Nocera Inferiore, Vincenzo Petrosino, presidente del nuovo Consiglio d’amministrazione, si avvia ad entrare in tribunale.
Sono stati passati al setaccio ben sette anni di conti, a partire dal 2010 fino al 2016: la revisione contabile, affidata a Ciro Montella, incaricato nel 2017 dal Consiglio di Gestione, ha evidenziato la presenza di “esercizi non approvati” sia nel 2014 (si passa da un utile di 22mila euro a una perdita di 1,3 milioni) che nel 2015 (dall’utile pari a 10mila euro, si passa a un negativo di 200mila). A presenziare in questi due anni è infatti soltanto il progetto di bilancio, mentre in altri casi, come nel 2016, neanche questo.
Come si legge nella relazione infatti: «L’anno esatto in cui si è materializzata la causa di scioglimento è il 2014, quando si è registrata una perdita di 2,89 milioni di euro». Una somma tale da erodere il patrimonio netto, trasformandolo in un negativo di 764mila euro. EcoAmbiente è finita in liquidazione nel 2018, quando arrivò un decreto di pignoramento di ben 45 milioni di euro da parte della Regione, prima di essere rimessa in bonis lo scorso anno.
«La società andava liquidata già nel 2014»
Secondo l’analisi di Muscariello quindi la liquidazione sarebbe dovuta avvenire ben quattro anni prima, così come previsto dall’articolo 2446 del Codice civile, che norma la riduzione del capitale per perdite. Anzi, secondo il commercialista salernitano sin dall’approvazione del bilancio del 2011, ad appena un anno dalla costituzione dell’azienda, s’era palesata la possibilità d’una perdita d’esercizio superiore ad un terzo del capitale sociale.
Ma non finisce qui, perché a finire nell’occhio del ciclone sono anche dei premi all’ex direttore generale Gianluca De Santis, dal valore di 79mila euro. «Negli anni 2012, 2014, 2015, 2016 e 2017, chiusi con ingenti perdite, non era prevista alcuna retribuzione per la premialità gestionale», scrive nella relazione Muscariello. Retribuzioni finite nel mirino insieme alla mancata messa in liquidazione dal bilancio del 2015: ciò «ha comportato che tutte le attività successivamente effettuate siano riconducibili a danni cagionati alla società del valore di 8,1 milioni di euro».