Cominciata la raccolta in Campania delle clementine “Perrina”: la nuova varietà del frutto punta a colmare il gap con le produzioni estere
Si chiama “Perrina” ed è la nuova varietà di clementine tardive made in Italy, la cui raccolta è iniziata ufficialmente in Campania. Si tratta di una mutazione spontanea della clementina “comune”, individuata dall’agronomo calabrese Francesco Perri – che dà origine al nome del frutto – e originata da una sperimentazione portata avanti per anni insieme all’istituto di ricerca pubblico CREA OFA.
Matura dalla seconda metà di gennaio fino agli inizi di febbraio, è prevista una raccolta di ben 80mila kg di clementine, provenienti da venti ettari di agrumeti di ultima generazione nelle campagne del salernitano, tra Eboli e Battipaglia. La produzione, limitata, verrà commercializzata sotto il marchio Dolce Clementina nella fascia premium e sarà in commercio nella Gdo italiana a partire da metà gennaio 2024.
Obiettivo della Perrina: colmare il gap con le produzioni estere
«Questa varietà tardiva – spiega Marco Eleuteri, presidente di Op Armonia, azienda agrumicola che molto ha investito nelle sperimentazioni dietro la clementina “Perrina” – colmerà il buco produttivo creato dall’obsolescenza varietale della clementina comune. Grazie al programma di miglioramento varietale della clementina italiana, sono stati realizzati dal 2017 ad oggi, centinaia di ibridi attualmente in osservazione nei nostri campi sperimentali, e c’è una buona probabilità di individuare qualche nuova varietà di clementine e mandarino-simili con caratteristiche qualitative superiori a quelle delle varietà presenti sul mercato, o quantomeno, con caratteristiche distintive rispetto alle attuali: si pensi alle nuove varietà di agrumi “easy pealer” a polpa pigmentata, verso i quali c’è un grandissimo interesse sul mercato agrumicolo internazionale».
Dalla Spagna al Marocco, passando per l’Egitto e la Grecia. Tra tutti i paesi competitors nel segmento delle clementine, l’Italia nel corso degli hanno ha perso terreno e rilevanza in ambito nazionale. È da qui che parte il riscatto: «Proprio alla luce di questa debacle – sottolinea Eleuteri – assume ancora maggiore importanza l’attività di ricerca e innovazione, senza la quale sarebbe impensabile qualsiasi intento di rilancio del settore».