Preoccupa lo stato di salute della foce del fiume Sele
Indagine di Legambiente evidenzia una cattiva qualità dell’acqua nel punto
L’indagine condotta da Goletta dei fiumi della Campania, promossa da Legambiente su quattro fiumi della Regione, consegna un dato preoccupante sulle acque alla fonte del fiume Sele. Ventidue volontari coinvolti per quarantuno campionamenti, dodici di questi raccolti nel Bacino del Sele, e un campione su tre ha mostrato valori di LIMeco al di sotto della sufficienza.
I punti in cui i campioni analizzati hanno segnalato uno stato “Elevato” della qualità dell’acqua del fiume Sele sono stati nei comuni di Caposele, Contursi Terme e Serre. Mentre invece ha ottenuto un risultato “Cattivo” l’analisi al comune di Capaccio, proprio alla foce del fiume Sele, destando preoccupazione quindi per lo stato di salute della qualità chimica dell’acqua.
Sette i punti indagati invece sugli affluenti. Di questi a raggiungere lo stato di qualità “Elevato” sono stati il torrente Minuto a Caposele e il fiume Tenza a Campagna. Stato “Buono” al Rio Zagarone di Calabritto e al fiume Tanagro di Contursi Terme. “Scarso” invece lo stato delle acque del fiume Calore, a Serre, mentre ha dato esito “Cattivo” l’analisi dei campioni raccolti nel Canale Principale Destra Sele e nel Canale Radica, entrambi a Eboli.
Il commento di Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania
A commentare i dati delle analisi dei campioni raccolti è stato il presidente di Legambiente Campania, Mariateresa Imparato, che ha detto: «I risultati del nostro monitoraggio dimostrano ancora una volta che in Campania c’è ancora tanto da fare e evidenziano la necessità di investire strategicamente per capovolgere al più presto questi risultati. Come? Sanando i ritardi sulla depurazione: chiara è la necessità di riqualificare gli impianti o di costruirne di nuovi, facendoli diventare luoghi di produzione».
«Risultano necessari – aggiunge Imparato – anche interventi volti al miglioramento delle reti fognarie, dove occorre prima di tutto completare il sistema di raccolta degli scarichi, ma ragionando fin da subito su interventi che portino alla separazione e al trattamento delle acque piovane (acque bianche, da trattenere per favorirne l’infiltrazione) da quelle di scarico (acque nere) per migliorare l’efficienza della depurazione. E non ultimo, occorre ragionare sugli scenari futuri di riconversione agricola del nostro territorio verso colture meno idroesigenti, senza tralasciare il controllo sull’utilizzo dei fitofarmaci e pesticidi».
Il presidente di Legambiente conclude dicendo: «Per questi motivi è necessario dare vita ad una nuova stagione per la tutela dei corpi idrici superficiali in Campania. Con metodi di condivisione e luoghi di consultazione con il pubblico adeguati, utilizzando gli strumenti dei Contratti di Fiume, coinvolgendo settori pubblici e privati, istituzioni, associazioni, cittadini, tecnici ed esperti per individuare le criticità e le politiche da mettere in campo».