È vicino alla maggiore età il famigerato Protocollo d’Intesa col quale la regione ottenne il nullaosta dal Comune per l’insediamento dell’impianto Cdr (oggi Stir). Quel documento, firmato nel 2002, porta con sé l’immagine di una Battipaglia differente da quella che si scorge adesso, tra il fumo degli incendi che ne coprono la visuale e la puzza che obbliga a chiudere le finestre anche in estate. Un documento che nacque da una lunga trattativa tra l’allora Commissario di Governo per l’emergenza rifiuti, Antonio Bassolino, e l’ex Sindaco facente funzioni, scomparso lo scorso anno, Avv. Pasquale D’Alessio.
Il Protocollo d’intesa andò a mettere il sigillo su un accordo con Bassolino che vedeva Alfredo Liguori, successore di D’Alessio e firmatario dello stesso, accettare il nuovo impianto Cdr sul suolo battipagliese, ma con alcune chiare condizioni che il Governo promise di soddisfare, ma di cui negli anni a venire non s’è vista alcuna traccia.
Tra queste, la costruzione di nuove infrastrutture di collegamento che favorissero il transito dei camion presso il Cdr, mai realizzate. Si stabiliva inoltre un piano di intervento, insieme al Comune di Battipaglia teso all’individuazione, eliminazione, svuotamento e bonifica dei siti esistenti, delle discariche abusive e dei siti interessati da rifiuti ospedalieri. Bonifiche mai effettuate. Prevista anche una quota di ristoro per ogni Kg di rifiuto conferito presso il Cdr dal valore di 10,5₤, corrispondenti a 0,005€. Una somma che sembra piccola, ma che moltiplicata per i 120 milioni di kg (cifra approssimata per difetto) lavorata annualmente dallo Stir, si attesta intorno ai 10 milioni di Euro accumulati in 16 anni, destinati ad essere impiegati in azioni di mitigazione ambientale e per il miglioramento della qualità della vita dei cittadini.
«Il CdR prodotto dovrà essere trattato in locali idonei – si legge nel Protocollo d’intesa – Il carico sui camion dello stesso deve avvenire in area chiusa perfettamente impermeabilizzata. Il tempo di stazionamento presso l’impianto del prodotto non potrà essere superiore a 24/48 ore», anche questa promessa, alla luce di quanto avvenuto negli anni, sembra abbondantemente disattesa.
Il Protocollo d’Intesa c’è, ed è ancora attivo, ma sembra che in Comune nessuno se ne ricordi. «Giù le mani dal Protocollo d’intesa» dicono le associazioni ambientaliste, che hanno portato lo stesso all’attenzione del Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, che ha assicurato di prendere avere in seria considerazione questo atto.
Una speranza e insieme una pretesa, perché lì c’è ancora scritta, nero su bianco, la Battipaglia A, quella che doveva essere, a differenza della Battipaglia B, che invece attualmente è.