Non si fermano gli sversamenti illegali nella foce del Tusciano. Vanificato l’effetto Covid-19 che, durante l’emergenza, aveva riportato il fiume a un colore trasparente. L’immissione di sostanze liquide e nocive per le acque è ripresa. E il rapporto di Legambiente è drammatico: la Campania è la “maglia nera” d’Italia, con circa il 20% dei reati ambientali annui.
Parafrasando un celebre film: c’eravamo tanto illusi. Sì, perché durante l’emergenza Covid-19, con i cittadini chiusi in casa per l’emergenza, le acque di tutta Italia si erano ripulite. Divenendo trasparenti anche in quelle zone dove, ormai da anni, siamo abituati a colori tutt’altro che trasparenti. Pure le acque del litorale battipagliese, infatti, avevano riacquistato i colori d’un tempo quando, durante il periodo estivo, i turisti di tutta Italia accorrevano in massa per trascorrere le ferie sulle spiagge della Piana del Sele.
Oggi, siamo punto e a capo. Gli sversamenti sono ricominciati e le acque si sono tinte di rosso. Come testimoniano alcune foto inviate alla nostra redazione. Nella giornata di ieri, infatti, sostanze liquide e nocive sono state immesse nella Foce del Tusciano. Successivamente, un blitz dei Nas per effettuare i prelievi ed eseguire le dovute analisi.
IL RAPPORTO DI LEGAMBIENTE “MARE MONSTRUM”
E l’episodio si è verificato proprio nei giorni in cui Legambiente ha pubblicato il rapporto “Mare Monstrum“, evidenziando una situazione a dir poco drammatica: la Campania è la “maglia nera” d’Italia con il 20% dei reati ambientali su tutto il territorio. Un po’ di numeri, per sgomberare il campo da dubbi e interpretazioni: 13 reati al giorno, 10 infrazioni ogni chilometro di costa, aumento del 20% del “cemento illegale”, 4.305 tra denunce e arresti e 1.571 sequestri. Sono i numeri impressionanti di una Regione vittima di uno sfrenato inquinamento e preda di incontrollata cementificazione e sversamenti.
«Questo dossier– commenta Francesca Ferro, direttore Legambiente Campania- ci restituisce uno spaccato di illegalità, purtroppo, ancora troppo rilevante, indice del fatto che contro i “nemici del mare” è necessario alzare il livello, non solo della repressione dei reati, ma anche della vigilanza preventiva. Il nostro mare, bellissimo e prezioso, ha bisogno di maggiore cura. È un compito che tocca a tutti. Ai cittadini che devono rispettarlo e difenderlo, allo Stato che deve fare molto di più. È evidente che le donne e gli uomini delle Forze dell’ordine e delle Capitanerie di porto devono essere messi nelle condizioni di agire in modo più capillare e incisivo, devono aumentare i controlli e migliorare gli strumenti a loro disposizione per garantire la legalità in un territorio così vasto. Un territorio che in larga parte sfugge al controllo sociale e che ha bisogno giocoforza di un’attenzione speciale da parte delle Istituzioni».