La Regione Campania, in data 16 Aprile, ha rilasciato un documento di analisi della situazione campana:”Primi dati sull’epidemia di SARS CoV2 in Campania (Covid 19)”. Il documento è stato curato dall’Osservatorio Epidemiologico Regionale e dall’Istituto per la Finanza e l’Economia Locale della Campania.
Propongo una sorta di FAQ (in inglese frequently asked question, cioè un elenco delle domande più frequenti e soprattutto le relative risposte). Quanto segue si riferisce esclusivamente a quanto scritto nel citato documento: per consultarlo direttamente: http://regione.campania.it/assets/documents/bollettino-oer-covid-19-n-1.pdf
Quando è iniziata l’epidemia di Coronavirus in Campania?
26 Febbraio 2020. Dobbiamo specificare che non si può stabilire quando sia iniziato a circolare il virus in Campania: la data si riferisce ai primi casi che è stato possibile accertare. Si tratta di una ragazza casertana, un tecnico di radiologia salernitano e un professionista napoletano. L’individuazione dei casi, e quindi la necessità di effettuare il tampone, è avvenuta per la presenza di sintomi simil-influenzali.
Com’è arrivato il virus in Campania?
A causa dello spostamento di soggetti contagiati dalla Lombardia alla Campania. “Tutti i primi casi sono accomunati da storia di recenti viaggi in provincia di Milano”. Nella fase iniziale, la diffusione del contagio è avvenuta come conseguenza della circolazione di cittadini che avevano effettuato un viaggio nelle zone di focolaio nazionale (Lomardia, Veneto, Emilia Romagna) nelle due settimane precedenti alla diagnosi.
Il Covid-19 è simile all’influenza stagionale?
In riferimento allo sviluppo dei sintomi, nella maggior parte dei casi sì. In soggetti senza fattori di rischio, i sintomi sono simili a quelli dell’influenza (e infatti si parla formalmente di sintomatologia simil-influenzale) e la malattia si risolve in un periodo breve e senza problematiche. “In una piccola percentuale la malattia, invece, si aggrava, manifestando molto spesso difficoltà respiratorie da polmonite. Una percentuale di questi ultimi pazienti, specialmente se affetti da patologie croniche, può andare incontro a morte per progressiva e ingravescente insufficienza respiratoria”:
Come si arriva alla severità della malattia?
I fattori che portano allo sviluppo severo del COVID-19 sono:
- Età
- Malattie croniche (cardiache, BPCO, diabete)
- Essere fumatori o ex fumatori
Sviluppo severo significa che dall’essere qualcosa di assolutamente parificabile all’influenza, la malattia giunge ad una forma grave di polmonite, oltre ad attaccare il cuore e altri organi (recenti studi parlano di malattia sistemica che colpisce l’intero organismo https://www.sciencemag.org/news/2020/04/how-does-coronavirus-kill-clinicians-trace-ferocious-rampage-through-body-brain-toes).
Come si accerta se il decesso sia avvenuto per Covid-19?
La diagnosi NON viene confermata solamente attraverso tampone ma anche con criteri clinici. “[…]la diagnosi è stata confermata con tampone e/o con criterio clinico”.
C’è discrepanza tra numero di accertati tramite criterio clinico e tamponi?
Sì ma solamente l’1,8% dei casi è stato accertato con criterio puramente clinico. I casi confermati dalla Protezione Civile sono 3.769 (al 14/04) e sono casi accertati sia con tampone sia con criterio clinico. L’Osservatorio Epidemiologico della Regione Campania ha considerato solamente i 3.698 risultati positivi al tampone. “Le informazioni, pertanto, riguardano soltanto una parte dei pazienti censiti dal Dipartimento della Protezione Civile” mentre dall’Osservatorio Epidemiologico “non sono contemplati quelli diagnosticati con criterio clinico”.
Tutti i decessi ritenuti sospetti dall’Osservatorio sono stati confermati dal tampone?
No. Su 260 decessi (dal 26/02 al 14/04) per i quali si “sospetta fortemente” essere il Covid-19 la causa, solamente 144 sono stati confermati positivi al test.
Quanti pazienti ricoverati sono assistiti in rianimazione?
Il 3%, cioè 82 (al 14/04). In generale, i ricoveri in reparti specifici per Covid-19 risultano nel 22% dei casi accertati, mentre il 77% è rimasto a casa, in isolamento domiciliare fiduciario.
Quali sono le fasce d’età più colpite dal contagio?
La classe d’età tra i 40 ed i 65 anni (47% dei casi accertati). “Il 75% delle diagnosi sono a carico di persone dai 40 anni in su mentre soltanto il 5 % delle diagnosi interessa i giovani tra 1 e 19 anni”.
Quali sono le fasce d’età più a rischio di esito fatale?
Il 75% dei deceduti al 14/04 aveva un’età superiore ai 65 anni. “Nessun decesso si è verificato sino alla data attuale tra i giovani (0-19 anni)”.
Il lockdown è servito?
Sì. A partire dal lockdown si è avuto un lento decremento dei contagi accertati. “La Campania è in una situazione favorevole e il deciso lockdown ha permesso di evitare un andamento esponenziale dei contagi, dei casi e dei morti, oltre ad aver salvaguardato gli Ospedali”.
L’andamento dei casi accertati dipende dal numero di tamponi?
In parte sì. “Le oscillazioni [sono] in parte legate alle capacità dei laboratori di processare i tamponi diagnostici”.
Quali sono i contesti maggiormente a rischio?
Residenze assistenziali per anziani, strutture di degenza (pubbliche e private), reparti ospedalieri.
L’ipotesi di esplosione e diffusione del contagio innanzitutto in strutture assistenziali (RSA) e ospedali (“hospital breakdown” dell’epidemia) è confermata?
Sì. “Le oscillazioni […] sono spesso indicative del riscontro di focolai in strutture assistenziali”. In provincia di Avellino “hanno contribuito alla diffusione virale anche diversi focolai registrati nel personale sanitario dei diversi presidi ospedalieri della provincia”. In provincia di Benevento “colpiscono, tuttavia, alcuni picchi corrispondenti a focolai epidemici localizzati, spesso registrati in residenze sanitarie assistenziali, che ospitano per la maggior parte persone anziane e vulnerabili”. In provincia di Caserta sono stati individuati “focolai in residenze sanitarie assistenziali”. In provincia di Salerno “sono diversi i focolai registrati all’interno delle strutture residenziali per anziani”.
Su cosa si deve basare la “fase 2”?
- Ridurre “l’impatto sulle strutture di ricovero e cura”, visto che i focolai sono principalmente sviluppati e sviluppabili in tali contesti. Urge “un potenziamento ed una riorganizzazione della sanità territoriale” per “intercettare e gestire precocemente ogni nuovo caso”.
- Utilizzo di mascherine, riduzione di affollamenti e assembramenti, rigide misure igieniche e di prevenzione.
- Quarantena per i casi accertati, con opportuno ed anzi potenziato supporto medico e sociale.
Nella “fase 2” sono necessari tamponamenti a tappeto?
No. Vi sarà necessità di un maggiori numero di tamponi su gruppi “selezionati”.
Quanti tamponi vengono effettuati per stabilire la guarigione?
Due. “Per la diagnosi di guarigione ogni paziente deve sottoporsi a 2 ulteriori test con cui è possibile confermare che il virus non alberga più nelle proprie vie respiratorie”.