I giudici del Consiglio di Stato hanno respinto il ricorso presentato dalla società Inerti Adinolfi srl proprietaria di una cava in località “Castelluccio” a Battipaglia.
Il Consiglio di Stato dice stop alla cava in località Castelluccio. La società Inerti Adinolfi srl, rappresentata dal legale Marcello Fortunato, si è vista respingere il ricorso presentato contro la Regione Campania, rappresentata dall’avvocato Maria Imparato, che, al seguito del piano regionale per le attività estrattive, aveva posto un vincolo di dismissione e classificato la cava gestita da Inerti Adinolfi come “zona altamente critica”.
UNA VICENDA CHE COMINCIA OLTRE VENT’ANNI FA
Una vicenda che affonda le sue radici nel lontano 1995, quando Adinolfi presenta un’istanza di prosecuzione, ampliamento e recupero ambientale, accolta dal Genio Civile di Salerno, che dichiara l’attività estrattiva legittima limitatamente a una superficie di 10.000 metri quadri, respingendo invece l’istanza relativa alla complessiva superficie di progetto (96mila metri quadri) disponendo già all’epoca una sospensione dei lavori. A seguito del provvedimento emanato dalla Regione Campania, anche quella parte inizialmente legittimata ai lavori, fu bloccata dal Consiglio di Stato. Nel 2006, a seguito d’un sopralluogo del Genio Civile di Salerno, emerse che l’attività estrattiva era stata svolta anche fuori dal perimetro consentito. Adinolfi ci riprova, nel 2009, presentando una nuova istanza per proseguire le attività. E incassa una nuova bocciatura: «Il sito, pari a complessivi 198.000 metri quadri, a fronte dei soli 10.000 legittimati, non presentava il requisito richiesto dalla norme di attuazione del PRAE, costituito dall’autorizzazione dell’attività estrattiva, la quale, nella specie, era risultata in larga prevalenza abusiva» si legge nella sentenza del Consiglio di Stato, pubblicata lo scorso 13 maggio, che in calce porta le firme del presidente Vito Poli e dell’estensore Silvia Martino.
CAVA ADINOLFI: STOP DAL CONSIGLIO DI STATO
La cava, che nel 2013 fu sequestrata dai vigili urbani, coordinati dall’allora comandante Giorgio Cerruti, per una presunta attività illecita di gestione dei rifiuti, un anno più tardi, nel 2014, chiede di avviare un’attività di trattamento e recupero di rifiuti speciali non pericolosi. Niente da fare, l’abusività della cava gestita dalla ditta, impeditiva della progettata riconversione funzionale degli impianti esistenti, il mancato completamento delle opere di ricomposizione ambientale del sito, parimenti impeditivo, e la finalizzazione industriale della riconversione incompatibile con quella naturalistico-paesaggistico, fecero pronunciare la Regione Campania in modo preclusivo. Anche il Tar Salerno si pronuncia in merito: l’impianto per il trattamento di rifiuti speciali non pericolosi da sottoporre alle operazioni di recupero R13 e R5 non si può fare. Infine, l’ultimo disperato appello in Consiglio di Stato. Prima del pronunciamento definitivo delle toghe romane, che hanno di fatto respinto il ricorso condannando la società Inerti Adinolfi al pagamento delle spese, quantificate in 10.000 euro, in favore della Regione Campania. Adesso lo stop alla cava in zona Castelluccio è definitivo.