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L’allarme è preoccupante. Secondo l’Ufficio Migrantes della Diocesi di Salerno Campagna Acerno, con l’applicazione del Decreto Sicurezza rischiano di finire in strada numerose persone nella nostra provincia. Uomini e donne che si troveranno senza un posto dove dormire e mangiare e che, quindi, chiederanno aiuto ai servizi cosiddetti di “grave marginalità”.

«Quanto sta accadendo mette in serio pericolo la vita di migranti esposti ai pericoli e rischi della strada, facendoli diventare invisibili sebbene non clandestini, creando nuove povertà. – dice Antonio Bonifacio, direttore dell’Ufficio Migrantes – Persone che, senza un programma di inserimento e integrazione, saranno esposte al pericolo di inserimento in canali malavitosi. Vogliamo invitare coloro che hanno ruoli di responsabilità per la gestione del fenomeno migratorio e dell’accoglienza a mettere al centro il valore della persona, nella sua dignità e tutela».

Criticità e preoccupazioni che trovano riscontro nell’ultima ricerca dell’ISPI che, sulla base dei dati del Ministero dell’Interno (periodo giugno 2018 – febbraio 2019), ci restituisce il numero di 44.654 persone ad oggi prive di qualsiasi protezione legale ed ancora presenti sul territorio nazionale. L’ANCI nazionale ha invece stimato in 280 milioni di euro i costi amministrativi che ricadranno su servizi sociali e sanitari territoriali e dei Comuni, per l’assistenza ai soggetti vulnerabili, oggi a carico del sistema nazionale. Oggi, le forme di accoglienza previste dall’ordinamento sono due: la prima, quella dei Cas e dei Cara, riservata ai richiedenti asilo; la seconda è quella dello Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), che include tanto i richiedenti asilo, quanto coloro che hanno ottenuto la protezione, nelle tre forme di “asilo”, “sussidiaria” e quella per “motivi umanitari”.

IL DECRETO SALVINI

Il Decreto Salvini va a cancellare proprio quest’ultima forma di protezione, sostituendola
con delle forme di protezione speciali, di breve periodo e in molti casi non rinnovabili, che
tuttavia non danno diritto all’accoglienza né nei Cas né negli Sprar. Questi ultimi saranno
riservati ai soli titolari di un permesso di soggiorno per “asilo” o “protezione sussidiaria”,
mentre gli “ex-umanitari” non potranno più essere ospitati nei progetti di accoglienza. Il
Governo ha dunque pensato bene di penalizzare proprio i progetti Sprar che mirano davvero all’inclusione dello straniero nella società italiana e al raggiungimento di un’autonomia mediante i corsi di italiano, di formazione, i tirocini, attività culturali d’inclusione, laboratori.

Quell’accoglienza virtuosa, trasversalmente riconosciuta, soggetta a controlli estremamente severi, anche in termini di rendicontazione, diversamente dai quei centri di accoglienza straordinaria che nel tempo hanno evidenziato grosse criticità. Con la revoca delle misure di accoglienza per tutti quei migranti in possesso della protezione umanitaria, donne, bambini, migranti vulnerabili senza distinzione di sorta, si apre uno scenario difficile, in cui aumenterà in maniera significativa il numero dei cosiddetti irregolari. Irregolarità che andrà ad alimentare, come dimostra il Rapporto dell’Osservatorio Europeo sulla sicurezza, proprio quell’insicurezza che il decreto puntava a contrastare.

Insicurezza non come fattore endemico delle migrazioni, bensì legata allo status dello straniero che, costretto all’esterno del mercato del lavoro legale, è esposto ad attività illegali, dal lavoro nero ai furti, fino al traffico di stupefacenti. A dimostrazione che investire in processi di regolarizzazione e integrazione è un’azione diretta di contrasto alla criminalità. Il permesso di soggiorno umanitario fino ad ora aveva svolto una funzione compensativa alla grande difficoltà di entrare nel nostro paese per motivi economici. Senza criteri troppo stringenti, si è potuta offrire accoglienza a chi era in condizione di bisogno e aveva dimostrato la volontà di integrarsi nel nostro paese, per quanto privo dei requisiti per ottenere lo status di rifugiato o la protezione sussidiaria.

«È difficile pensare di poter migliorare il sistema di accoglienza in Italia, tagliando le tutele e i fondi su tutte le attività finalizzate all’integrazione dei ragazzi accolti. Basti pensare all’apprendimento della lingua italiana fondamentale sia per un adeguato inserimento in società sia per quello lavorativo». Un punto di vista privilegiato e puntuale quello di Manuela Scarpinati, vice Presidente della Cooperativa ARIES Onlus, da anni impegnata in progetti di assistenza, formazione e orientamento per i migranti presenti nella nostra città e sul territorio regionale.

«Si pensi ancora al taglio dei fondi – continua Scarpinati – che potrebbero essere utili all’attivazione di tirocini formativi e lavorativi, senza i quali i ragazzi non avranno alcuna possibilità di farsi conoscere ed approcciarsi al mondo del lavoro che resta uno degli aspetti fondamentali per chi vuole vivere la propria vita mettendo al primo posto la legalità. Così non si farà altro che dare vita ad effetto domino e l’ultimo tassello sarà necessariamente la ghettizzazione quindi l’illegalità». Insomma, tra stime e primi dati concreti alla mano, il provvedimento ad oggi non affronta i problemi ma crea tensioni, marginalità e irregolarità. Effetti collaterali dannose per le vite dei migranti e per le paure degli italiani.