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Una famiglia indiana, di tre persone, è risultata positiva al Covid-19. Erano appena tornati da un viaggio in India. In città è psicosi da contagio e sui social scattano i commenti razzisti sotto il profilo del sindaco Massimo Cariello.

Nella città che negli anni ’50 concesse la cittadinanza alle persone di etnia Rom, e che ospita una delle sezioni nazionali dell’Anpi (l’associazione antifascista e partigiana), la psicosi da Covid-19 genera episodi di xenofobia. In città torna l’incubo dei contagi. A scatenare la paura di alcuni ebolitani è stato l’annuncio arrivato nella giornata di sabato: due nuovi casi di Coronavirus. Saliti poi a tre ieri mattina. Anche se il problema sembrerebbe la nazionalità dei protagonisti.

Il sindaco di Eboli Cariello

Che, nella notte tra venerdì e sabato, sarebbero tornati a Eboli, dove risiedono, dopo tanti mesi di sosta nel loro paese d’origine: l’India. Appena arrivati, la bimba di due anni è stata portata all’ospedale di Battipaglia, accompagnata dalla madre allarmata per la febbre alta, per capire se si trattasse del Covid-19. Nonostante il tampone rapido avesse dato esito negativo, quello oro-faringeo è risultato positivo. Per entrambe. E il giorno dopo anche per il padre. L’intera famiglia indiana ha contratto il virus. Adesso i tre dovranno rispettare la quarantena minima di quindici giorni, così come il cognato e un amico che, stando alle dichiarazioni del sindaco Massimo Cariello, sarebbero stati gli unici contatti per ora accertati.

Col giallo dell’aeroporto: secondo i medici dell’Asl, i soggetti erano positivi già da qualche giorno. Questo fa pensare che all’aeroporto di Fiumicino non siano stati controllati. Intanto, in città, è caccia agli untori come ai tempi della peste. C’è chi segnala di aver visto persone indiane al mare, nei negozi o per strada. E sotto il profilo del primo cittadino ebolitano fioccano i commenti razzisti: “A essere troppo buoni e ad accogliere questi signori ci si rimette sempre. In termini di sicurezza, di degrado e di costi. Ma la politica non vuole sentire che Dio ce la mandi buona” è solo uno dei commenti di paura.

Khalsa Salinder Singh Sony
Khalsa Salinder Singh Sony, presidente della comunità indiana

Molti altri, infatti, sono stati rimossi dal sindaco che ha ricevuto pure qualche critica per aver specificato la nazionalità dei contagiati che, a tutti gli effetti, sono cittadini ebolitani. Ma c’è anche chi, tra i tanti commenti feroci, riesce a spiccare per lucidità: “Ormai siamo arrivati a una forma di razzismo intollerante…ormai c’è razzismo anche nei confronti dei malati. Sono sempre più disgustata ma fiduciosa nella loro guarigione” scrive un utente su Facebook. Il presidente della comunità indiana, Khalsa Salinder Singh Sony, ha stigmatizzato l’accaduto sottolineando che «non è la prima volta che gli indiani si ritrovano a dover subire episodi di razzismo, ma ora bisogna pensare a garantire ai tre contagiati sostegno dal punto di vista alimentare e farmacologico. Quindi auguro a loro una pronta guarigione». Carlo Levi indicò Eboli come l’ultimo baluardo del vivere avanzato, dove Cristo si fermò, prima che iniziasse il Sud Italia dell’arretratezza. E probabilmente è ancora presto per allarmismi e preoccupazioni. Per pensare che anche il Covid-19 si sia fermato a Eboli.