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Rogo nell’ex materassificio di via Catania, nel quartiere Serroni. Il bene confiscato alla criminalità organizzata, e affidato ai parroci cittadini per un progetto di housing sociale già andò a fuoco nel 2015, poco prima che i commissari lo consegnassero ai preti.

Non è bastato settembre ad abbassare le temperature a Battipaglia. Perché in città c’è di nuovo da fare i conti con i roghi. A prendere fuoco, questa volta, alberi e vegetazione all’interno dell’ex “Materassificio” di via Catania, il bene confiscato ad Antonio Campione a seguito del processo “California”. Fiamme alte per circa 40 minuti, prima che la protezione civile di Battipaglia, coadiuvata dai vigili del fuoco del comando di Salerno e da alcuni cittadini che avevano con sé tubi di irrigazione, intervenisse per domare il rogo avvenuto intorno alle 22 di giovedì sera. Pericolo scampato per le vicine abitazioni, fortunatamente. L’orario insolito, però, lascerebbe pensare a un incendio di natura dolosa.

ex materassificio
Gerlando Iorio consegna l’ex materassificio ai parroci. (A sinistra don Paolo Castaldi; a destra don Michele Olivieri

Un déjà vu: nel 2014, infatti, nello stesso stabilimento si sviluppò un vasto incendio che distrusse del materiale accantonato. Di lì a poco, il bene confiscato alla criminalità organizzata sarebbe dovuto finire nelle mani dei parroci della città. E ci finì, informalmente, a giugno del 2015 nell’ambito del progetto “Battipaglia collabora” prima che a febbraio del 2016, i commissari straordinari lo consegnarono ufficialmente ai preti battipagliesi. Inizialmente, all’interno dell’ex fabbrica Rispoli sarebbe dovuto nascere “Il polo della carità” che avrebbe previsto una sorta di market sociale. Per quattro anni, però, nei capannoni del quartiere “Serroni” non si è mossa una foglia. Qualche piccola manutenzione di tanto in tanto, e la rimozione di alcune lastre di amianto che i residenti del rione ottennero a seguito di forti proteste. Un ricettacolo di droga, un luogo dove le coppiette in cerca d’intimità andavano ad appartarsi, e per alcuni extracomunitari un posto dove dormire abusivamente: è stato questo lo scenario degli ultimi anni all’interno del bene confiscato alla Camorra.

ECOBONUS: HOUSING SOCIALE PER RIQUALIFICARE IL BENE TOLTO AI BOSS

Ma non tutti i mali vengon per nuocere: l’avvento del Covid-19 ha aperto uno spiraglio per la riqualificazione dell’area. Grazie al decreto “Rilancio” dello scorso 8 agosto, sarà possibile usufruire dell’ecobonus con lo sconto fiscale del 110%. Un’occasione ghiotta per i parroci cittadini che in prima battuta presentarono un progetto accolto ma non finanziato. Adesso l’immobile è pronto per essere rimesso in sesto con il lavoro che dovrebbero partire a febbraio del 2021. Un intervento che prevede la realizzazione di un auditorium all’aperto, d’un campetto sportivo polifunzionale, di una mensa e una lavanderia sociale, oltre a una ventina d’appartamenti da destinare prevalentemente all’housing sociale per sistemare, pro tempore, famiglie che non hanno un tetto.

Il progetto iniziale, di circa 600mila euro, prevedeva lavori solamente all’interno della palazzina. Il nuovo piano, che costerà circa 1 milione e mezzo di euro, terrà conto pure del capannone abbandonato. Intanto, cresce lo spavento in città. La natura dolosa dell’incendio lascia il campo aperto alle ipotesi più disparate. E il sospetto che dietro questi episodi ci sia la longa manus della Camorra è forte. L’incendio di giovedì fa il paio con quello avvenuto nell’altro terreno confiscato ad Antonio Campione, in via Fosso Pioppo, lo scorso 27 luglio, quando presero fuoco sterpaglie e residue d’immondizia. Eventi che continuano a gettare ombre sulla gestione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata. «C’è qualcuno che ci vuole bene» è il commento laconico del parroco don Ezio Miceli, che si sta occupando del progetto “Borgo Solidale”. Tre indizi fanno una prova. Forse, anche due incendi.