Caso Campione, il Tar ordina al funzionario di chiudere la partita nel giro di 45 giorni
“Mille giorni di te e di me”, cantava Claudio Baglioni ad una donna amata.
Ad un migliaio di giorni dall’elezione, invece, Cecilia Francese potrà dirlo ai commissari ad acta: l’ufficialità è arrivata ieri con un’ordinanza del Tar, che ha accordato l’ennesima proroga al geometra che si occupa del caso Campione.
Una storia travagliata, che ogni giorno, in attesa dell’ultima parola, costringe i battipagliesi a sborsare 70 euro. E se il cuore di Baglioni andò in frantumi, il Comune potrebbe finire sull’orlo del dissesto.
«Il tempo è denaro»
Lo scrisse il filosofo Francis Bacon: i battipagliesi se ne ricordano guardando Parco Sant’Anna, il complesso di edilizia residenziale popolare di via don Sturzo. Finché il Comune non acquisirà quell’area, usurpata alla napoletana Enrica Campione, aumenterà l’ammasso di denaro pubblico sperperato.
Una storia che ha fatto spazientire pure Francesco Riccio, presidente del Tar di Salerno, che ieri si è pronunciato sull’istanza di proroga avanzata a dicembre dal geometra Fabio Della Monica, commissario ad acta nominato dal Provveditore interregionale alle opere pubbliche per dare esecuzione ad una sentenza del 2016, che aveva chiesto altri 90 giorni «in considerazione della notevole complessità della procedura e per la delicatezza della materia».
Il Tar gliene ha concessi la metà: «Termine breve di soli 45 giorni», ha disposto Riccio, ordinando a Della Monica di adottare «tutti gli atti necessari già individuati da questo tribunale».
Commissario commissariato
Il presidente gli ha imposto «la predisposizione di un’apposita relazione, da depositare entro il 5 aprile, sui singoli atti adottati, che in termini di compiuto adempimento, sarà valutata dal collegio nella camera di consiglio del 24 aprile».
Il Tar sottopone il geometra ad una verifica, «senza tralasciare ogni valutazione di possibili sostituzioni e di ipotesi di responsabilità a carico del commissario ad acta».
Le lungaggini avevano fatto infuriare pure la Campione, che il 7 gennaio scorso aveva chiesto ai giudici di sostituire Della Monica, lamentando, attraverso il suo legale Antonio Sasso, «i riverberi negativi del ritardo sul buon diritto della ricorrente». Il Tar, tuttavia, ha lasciato il commissario al suo posto.
Il salasso
Finché non avranno regolarizzato il pasticcio di via don Sturzo, i battipagliesi saranno costretti a versare alla Campione una penalità quotidiana da 70 euro, calcolata a partire dal 21 maggio del 2013, ossia dall’ultimo dei 40 giorni di tempo vanamente concessi al Comune per accordarsi con la privata ed acquisire le aree occupate abusivamente, come stabilito dal Tar (2005) e dal Consiglio di Stato (2012).
Da allora, su via don Sturzo, è sorta l’alba 2.071 volte: sono 144.970 euro di penalità, ai quali, tra 45 dì, se ne saranno aggiunti 3.150. I 148.120 euro non c’entrano nulla con l’indennità plurimilionaria (intorno ai 5 milioni se tutto filasse liscio), ingrassata per gli interessi, che l’Ente dovrà al privato.
Il pasticcio
Tutto cominciò ad aprile ’98, ai tempi del sindaco Fernando Zara, quando il consiglio comunale dichiarò la pubblica utilità di quell’intervento di edilizia popolare e 10mila metri quadri furono espropriati senza scrivere una riga alla proprietaria, la Campione, che ottenne giustizia contro l’Ente ed Iacp Futura, poi fallita.
I sindaci sono rimasti con le mani in mano ed il Tar, nel 2016, nominò il primo commissario ad acta: Nunzio Esposito, geometra del Genio civile, dopo un mandato di 120 giorni, poi prorogato, chiese un’altra dilazione prima che, per salute, venisse rimpiazzato da Della Monica, che a gennaio 2018 ottenne una proroga di tre mesi. È passato un anno. E Battipaglia, come Baglioni, attende ancora “un attimo di eterno che non c’è”: la parola fine.