Pellegrinaggi laici che toccano città ferite, riallacciano antichi legami con luoghi che hanno fatto la storia, costruiscono ‘ponti di fratellanza’: “Le Vie dell’Amicizia” è un progetto culturale di altissimo profilo che si innesta da 23 anni nella programmazione estiva del Ravenna Festival, manifestazione annuale di musica spettacolo e cultura oramai giunta alla XXXI edizione.
Era il 1997 quando a Sarajevo andò in scena, al Centro Zetra, il primo storico concerto del festival dedicato al dialogo fra popoli e culture attraverso la musica. A guidare questi viaggi, ambasciatore di cultura nel mondo è, da sempre, Riccardo Muti. Orchestre e cori che, nello spirito dell’universalità del linguaggio musicale, in ogni occasione accolgono tra le proprie fila musicisti della città meta del viaggio e danno vita ad appuntamenti indimenticabili in luoghi simbolo della storia antica e contemporanea.
Domenica 5 Luglio, alle 21.30, il tempio di Nettuno del Parco Archeologico di Paestum ospita la 2° tappa di questo importante appuntamento mondiale (già sold-out). La prima a Ravenna, venerdì 3 luglio, nella Rocca Brancaleone, già simbolo di un’estate di musica dal vivo che sembrava impossibile fino a qualche settimana fa. Muti dirigerà l’orchestra Giovanile Luigi Cherubini con musicisti della Syrian Expat Philharmonic Orchestra nella Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore, op. 55 “Eroica” di Ludwig van Beethoven, con la partecipazione di Zehra Doğan, artista e giornalista curda incarcerata per aver dipinto la distruzione della città di Nusaybin, e Aynur Doğan, artista di musica folk tradizionale curda e rappresentante di spicco del popolo curdo in Turchia e in tutto il mondo.
“Concerto per la Siria” è dedicato alla memoria di due vittime di terrorismo in Medio Oriente: l’archeologo Kahled al-Assad ed Hevrin Khalaf, donna curda impegnata in politica con cittadinanza siriana. Il primo ritenuto uno dei più importanti pionieri nel campo dell’archeologia in Siria del XX secolo, soprintendente di Palmira, che a metà Luglio del 2015 fu rapito dai militanti dello Stato Islamico e fu ripetutamente torturato per aver rifiutato di fornire informazioni su dove fossero nascoste antiche opere d’arte. Il 18 Agosto 2015 Asaad fu ucciso in piazza di fronte al Museo della città nuova di Palmira (oggi Tadmur), e in seguito il suo corpo decapitato fu esposto al pubblico, appeso a una colonna.
Hevrin Khalaf, invece, segretaria generale del Partito della Siria del Futuro è stata una dei numerosi civili uccisi durante i primi giorni dell’operazione militare sostenuta dalla Turchia.
Il Medio Oriente e le sue città simbolo nella storia del Mediterraneo e della civiltà europea, troppo spesso ferite dalla guerra, dall’odio, da incomprensioni e conflitti secolari: in oltre vent’anni le Vie dell’amicizia hanno gettato ponti di fratellanza e stretto in un abbraccio di pace popoli di cultura e religioni diverse, sempre nel segno della musica, lingua universale.
Oggi nel loro ricordo il maestro Muti prova a dar voce al sogno di un futuro migliore. In fondo, lo stesso sogno che si dipana nell’Eroica di Beethoven: eguaglianza, libertà, fraternità.
L’evento è stato organizzato dalla Scabec, società in house della Regione Campania nata per la valorizzazione e promozione dei beni culturali regionali, patrocinato dal Ravenna Festival, dalla Regione Campania, la Camera di Commercio di Salerno il Comune di Capaccio, il Parco Archeologico di Paestum e Velia. L’incasso della serata (20 euro la poltrona, 50 la poltronissima) sarà devoluto in beneficenza. Diverse personalità di spicco parteciperanno alla presentazione della kermesse: Vincenzo De Luca, Antonio De Rosa, Andrea Prete, Gabriel Zuchtriegel e Franco Alfieri.
Le “Vie dell’Amicizia” sarà trasmesso in differita su Rai 1. Si realizza così il progetto di platea allargata che da subito il Festival ha voluto mettere in campo, in parallelo al ritorno allo spettacolo dal vivo, e in considerazione della riduzione dei posti per le note ragioni di distanziamento. I templi di Paestum non possono che essere la cornice in cui dare spettacolo, il luogo ideale legato al vituperato e mutilato sito siriano di Palmira dal comune passato Romano, dal riconoscimento UNESCO e dal più recente gemellaggio.