Un’app rivolta agli studenti, per semplificare il percorso di apprendimento, con l’obiettivo di dare vita a un centro di riabilitazione
Il sogno di Stefania Capone, con la sorellina Rosy nel cuore
Un’idea innovativa che riguarda la formazione a 360°. Stefania Capone parte da questa frase per descrivere il suo progetto nato dalla voglia di facilitare il percorso di apprendimento degli studenti e con un intento nobile come punto di arrivo.
Parliamo di un portale che avrà anche un’app, in grado di facilitare e supportare ogni studente (soprattutto universitari, ma anche liceali, bambini o semplicemente cultori di materie in particolare) nell’apprendimento e nel proprio percorso formativo, adottando un approccio vincente, scientificamente provato, basato sull’ascolto, dove ogni studente avrà la possibilità sia di imparare che di diventare in un certo senso “imprenditore di sé stesso” e quindi guadagnare per qualcosa per la quale non sarebbe mai stato pagato, ovvero studiare.
Un’idea davvero interessante che Stefania ha maturato durante questi anni da studentessa-lavoratrice in cui ha dovuto sempre bilanciarsi tra gli orari di ufficio e gli esami accademici: «Il mio progetto nasce sicuramente da un bisogno – ci ha raccontato – quello cioè di studiare nel modo più veloce possibile. Conciliare studio e lavoro non è mai facile, la sera mi sono spesso ritrovata a faticare e non poco al momento di prepararmi per un esame. Mi sono dunque chiesta: e se ci fosse un portale che aiuti i tanti studenti che si trovano nella mia stessa situazione?».
Da qui l’idea che ha spinto Stefania a lanciare il suo progetto e a adottare un sistema di raccolta fondi su un noto sito di crowdfunding. L’idea di Stefania non è però solo quella di aiutare gli studenti ma, complice anche una difficile situazione familiare alle spalle, anche quella di dar vita ad un centro di riabilitazione per persone con disabilità intitolato alla sorella Rosy Capone.
«Purtroppo ho perso mia sorella un anno e mezzo fa – ha ricordato – Come molti tristemente sanno, non è stato facile. Mia sorella era affetta da una malattia rarissima che per trent’anni ha costretto la mia famiglia a tanti sacrifici. Dopo che mia sorella è diventata un angelo, il vuoto che ha lasciato è incolmabile. Chi l’ha conosciuta sa però che Rosy era una persona straordinaria sempre pronta ad aiutare il prossimo, ecco che dunque anche io nel mio piccolo vorrei dare il mio contributo, costruendo un centro che possa aiutare tante persone che si ritrovano nella medesima situazione».
Un progetto ambizioso che racchiude dunque in sé due motivazioni forti. Un’avventura nel vero senso della parola, una possibilità concreta di poter dare lavoro a tanti giovani, ma soprattutto di poter utilizzare parte dei proventi che ne deriveranno per la realizzazione del luogo di riabilitazione. In un momento in cui assistiamo a tante difficoltà, perseguire una giusta causa con la cultura del dono può essere il mezzo migliore per riscoprire quell’umanità che il covid ci sta togliendo. Un’umanità che Rosy ha fatto sua per tutta la sua vita e che, chi l’ha conosciuta, vuole continuare a testimoniare con gesti concreti.
Chiunque avesse voglia di saperne di più, di donare o anche solo di conoscere la storia di Stefania, può collegarsi a questo link.