Ben cinque riconoscimenti per la compagnia teatrale battipagliese “Avalon” alla 30esima edizione del Festival Teatrale Internazionale Castello di Gorizia
È un vero e proprio trionfo quello della compagnia teatrale “Avalon” di Battipaglia alla 30esima edizione del Festival Teatrale Internazionale Castello di Gorizia – Premio Francesco Macedonio 2020/2021 dove, grazie a una rilettura di una delle opere più apprezzate del Maestro Eduardo De Filippo, “Le voci di dentro“, ha portato a casa ben cinque riconoscimenti.
I cinque premi conquistati dalla compagnia battipagliese sono Premio al “Miglior attore non protagonista” a Salvatore Illegittimo per la sua interpretazione nei panni di Carlo Saporito, Premio alla “Miglior attrice non protagonista” conferito ad Assunta Marino per la sua prova da Rosa Cimmaruta, Premio al “Miglior attore protagonista – Premio Gianfranco Saletta” a Gerry Petrosino per il ruolo di Eduardo. Sempre a Petrosino il Premio alla “Migliore Regia” mentre alla compagnia “Avalon” il Premio al “Miglior spettacolo – Premio Francesco Macedonio“.
«Ci piace, a noi di Avalon, affrontare il teatro con un approccio sofistico e tuttavia necessario perché troviamo proprio nei cavilli, nelle sfumature delle parole il motivo per il quale nulla debba essere lasciato al caso e a noi spetta il compito di essere scrupolosi, a volte persino puntigliosi. Ed è proprio in quelle meravigliose parole, quelle scritte da autori immortali come Eduardo che troviamo “la bellezza” che salverà, a nostro parere, il mondo» afferma Gerry Petrosino, attore, regista, autore e direttore artistico di “Avalon”.
Petrosino inoltre afferma: «La bellezza delle opere che abbiamo la fortuna di affrontare con il teatro, quelle che abbiamo il piacere di vedere nei vari cartelloni, la meraviglia che proviamo nello scoprire, spesso, che opere scritte cento anni fa hanno sempre il sapore di una modernità che non tramonta mai. Come dire, ancora una volta: la bellezza salverà il mondo perché è della bellezza che l’essere umano ha bisogno per “tirare avanti”».
Una squadra, quella che compone la Compagnia, ricca di talenti di cui Petrosino è estremamente fiero. Elementi che «hanno permesso di raccogliere l’ennesimo consenso e tutto è partito dalla bellezza. La bellezza delle parole usate da Eduardo per descrivere una condizione umana ambigua e degradata, quella della famiglia. Uno spaccato, “Le voci di dentro”, che ha offerto a noi una grande occasione per riflettere su temi importanti e universali».
«In questo caso, il mio lavoro, quello registico, è partito dalla necessità di preservare “la parola”, di darle spazio e di lavorare quasi sul totale annullamento del superfluo recitativo. Si è trattato di fare un vero e proprio lavoro di “scarnificazione”, tornare alle origini, al foglio bianco con le parole del grande drammaturgo, in punta di piedi e con il massimo rigore e fare un’operazione legata all’essenzialità sia del luogo scenico che dell’impostazione interpretativa» ha aggiunto inoltre l’attore e regista.