Il ballerino battipagliese Gianpaolo De Francesco, dopo una carriera in giro per il mondo, si racconta: «Io? Sempre più ambizioso che talentuoso. Da Battipaglia ho ricevuto meno di quanto le ho dato»
Il sogno della danza che passava per i grandi varietà del piccolo schermo, quei treni da prendere al volo e il richiamo per la propria terra, che si fa sempre sentire. Il mondo di Gianpaolo De Francesco è ricco di sfumature ed esperienze incredibili. Classe ’90, nato a Salerno ma cresciuto a Battipaglia, di cui si sente figlio a tutti gli effetti: «Ogni volta che mi chiedono da dove provengo rispondo sempre Battipaglia, anche se da anni vivo altrove».
Già, perché Gianpaolo De Francesco ha vissuto per le vie di Battipaglia fino ai 14 anni d’età, ma riavvolgiamo il nastro: il primo approccio con il mondo della danza avviene a 7 anni, quando inizia a calcare il parquet della scuola di ballo dell’insegnante Giusy De Crescenzo. Con lei apprende i primi rudimenti della danza fino a quando, ad 11 anni, arriva la prima audizione per il Teatro San Carlo di Napoli, che però il battipagliese rifiuta: «Avevo 11 anni, accettare avrebbe comportato spostarsi e andare a vivere in collegio. Non mi sentivo pronto».
Il primo volo
Alla seconda chiamata partenopea però il ballerino risponde pronto: «A 14 anni ho lasciato Battipaglia per spostarmi a Napoli, dove ho frequentato il liceo e proseguito gli studi di danza. Alla fine comunque sono andato a vivere in collegio, pur ritornando a casa nei weekend», tutto ciò con il benestare della sua insegnante: «La stimo perché non ha mai voluto tenerci troppo legati a sé, anzi, ci ha sempre esortati a spiccare il volo altrove».
Gianpaolo De Francesco, dopo il liceo, tenta l’accesso alla facoltà universitaria di architettura, senza successo. Sarà questo un grande rammarico per il ballerino: «Mi sono accontentato della facoltà di lettere, senza però completare gli studi. Quella dell’architettura resta una casella che non sono riuscito a barrare nella mia lista di cose da fare. Ad oggi non ho più ripreso la matita in mano».
Tutte le strade portano a Roma
Nel futuro del battipagliese c’è però la Capitale: mette da parte gli studi e fino al 2015 si trasferisce a Roma, terra che considera a tutti gli effetti casa sua. Qui presta l’immagine come modello, lavora con alcune compagnie teatrali e completa gli studi di danza al Teatro dell’Opera, dove poi lavorerà sotto la direzione dell’indimenticata Carla Fracci e del Maestro Riccardo Muti, allora direttore d’orchestra al teatro romano. Non si tratta però certo delle uniche collaborazioni illustri nella carriera del ballerino, che durante l’avventura romana – più precisamente nel 2013 – accompagna il tenore Piero Mazzocchetti nelle date italiane del tour “Parlami d’amore Mariù“.
La chiamata dalla Disney e il difficile approdo milanese
È nel 2015 che arriva una proposta allettante dal mondo Disney, il ballerino però temporeggia: accettarla avrebbe comportato un nuovo trasferimento, questa volta a Milano. L’ennesimo della sua giovane vita, «mi considero una persona piuttosto abitudinaria», spiega. Trascorre l’intera estate del 2015 prima di accettare definitivamente la proposta, che si concretizzerà poi a tutti gli effetti con il trasferimento a Milano nell’ottobre dello stesso anno. Ad accoglierlo una fitta pioggia e una nebbia impenetrabile: «È stata un’immagine profetica – racconta –. Il primo mese non è stato per niente facile adattarmi a quella città. Intorno a me, in camera, c’era solo l’eco, scatoloni e l’ennesimo materasso che non aveva la forma del mio corpo».
Milano però ha dato tanto alla sua professione. Lì inizia a lavorare in alcune serie tv per ragazzi, targate Disney, ma soprattutto prende parte alla massiccia campagna pubblicitaria Tim con il celebre ballerino Sven Otten, conosciuto come JustSomeMotion. Quegli spot, con De Francesco, contarono su una copertura nazionale. Insieme a quell’esperienza il ballerino ricorda anche la campagna promozionale che vide la partnership tra Apple e 3, con copertura su Milano. «Sono state esperienze emotivamente forti, in cui vedevo la mia faccia ovunque. Fu molto strano».
Ha preso parte poi anche a numerosi videoclip musicali anche di artisti molto noti, come Fedez, J-Ax e Alessandra Amoroso nella clip del brano “Piccole cose“, “Salsa” dello stesso Ax, “Boca” di Gaia, Sean Paul e Childsplay, e tanti altri. Ha ballato in tv al fianco di Rita Pavone e Morgan, mentre una delle esperienze più recenti è stata in “Da grande“, format che ha visto debuttare in Rai Alessandro Cattelan.
Il mondo della danza, tra pregiudizi e stereotipi
A un certo punto si allontana dal teatro lavorando principalmente nelle telepromozioni e pubblicità: «Da piccolo ero affascinato dai grandi varietà che prevedevano la presenza di un corpo di ballo. Sono cresciuto con “Carramba! Che sorpresa” e non nego che, quando ho iniziato a ballare, l’obiettivo era proprio la televisione. Non mi pento di essermi allontanato dal teatro a un certo punto, anche se poi è tornato a bussare alla mia porta e ho cercato in tutti i modi di far conciliare le due cose, ma non è stato semplice».
Incalzato sui pregiudizi che possono esserci nel mondo della danza, proprio sull’eterna distinzione tra teatro e televisione, De Francesco risponde: «Un po’ di pregiudizio c’è sempre. Si crede spesso che i ballerini siano altezzosi e in parte è vero, ma sento di non appartenere a questa categoria. Sono quel tipo che si imbarazza ancora davanti ad un complimento». Il ballerino aggiunge: «Mi sono sempre ritenuto più ambizioso che talentuoso. Ci sono stati momenti in cui sarebbe stato molto più facile mollare tutto, però mi ripetevo, “cos’altro sai fare oltre questo?”. Mi riconosco una grande gentilezza, dote che mi viene naturale. Credo che tutto ciò che di buono ho fatto mi sia sempre tornato indietro».
Il progetto “Candlelight”
Il 2020, con l’esplosione della pandemia, è stato vissuto con difficoltà dal mondo intero, e l’universo della danza non è stato risparmiato. Gianpaolo De Francesco dice: «Con l’avvento del Covid ho pensato a tutte quelle persone che mi dicevano di trovare un piano b. A settembre del 2020 ho cominciato a lavorare con una nuova compagnia ma tra continui stop e riprese temporanee non è stato semplice».
Sul cammino del ballerino però è poi giunto un nuovo ed entusiasmante progetto: «Tramite varie selezioni sono arrivato a “Candelight“, un format della società Fever. Si tratta di concerti a lume di candela in location suggestive, tra l’Italia e altre mete in giro per il mondo. A ottobre c’è stata la prima a Berlino, al mio fianco la ballerina Martina Di Riccio. Siamo gli unici due italiani in questo spettacolo che fede la firma del coreografo e direttore artistico Raul Montes». Attualmente con “Candlelight” il battipagliese s’è già esibito su vari palcoscenici europei, Italia inclusa.
Nemo propheta in patria
Nemo propheta in patria? Per Gianpaolo De Francesco è una verità: «Ho dato tanto a Battipaglia, da cui non ho mai ricevuto nulla in cambio» afferma con schiettezza, aggiungendo: «Non mi sono mai tirato indietro a nessuna proposta ma Battipaglia non è mai stata interessata a chi si occupa d’arte. In tanti siamo andati via, realizzando anche cose importanti, ma non l’ha mai saputo nessuno. Non siamo mai stati coinvolti in nulla».
Nonostante il rammarico, tangibile non soltanto nella testimonianza di De Francesco ma anche in quella dei tanti talenti che hanno spiccato il volo fuori dalla propria casa, senza però ritrovare orgoglio e gratificazione per quanto costruito, si sente lo stesso figlio di questa terra: «Sono comunque tanto legato a Battipaglia, c’è un cordone ombelicale che mi unisce a questa terra e che non ho mai staccato».