«Garantite la giusta assistenza domiciliare a Christian». È l’appello disperato di Nadia Trotta, giovane mamma di Persano, che da cinque mesi battaglia contro l’Asl di Salerno in difesa del piccolo Christian Quagliano, ammalato di Sma dallo scorso ottobre, e che si è visto negare le cure da parte dell’azienda ospedaliera salernitana. «Le cure domiciliari sono state dimezzate di oltre 40 ore, da 65 siamo passati a 20 assicurate» tuona Nadia Trotta.
Che lunedì mattina si è presentata dinanzi alla sede dell’Asl di Salerno, in via Nizza, dove era in corso un summit per discutere proprio delle cure domiciliari. Ci è andata in compagnia del marito, Pasquale Quagliano, e al suo ritorno le sensazioni sono tutt’altro che positive. «Volevamo quantomeno essere ascoltati. Quei signori da cinque mesi ci devono delle risposte – spiega Nadia -. Ma non hanno mai prodotto un documento scritto, né risposto alle nostre mail e alle nostre telefonate. Siamo all’oscuro di tutto, l’unica cosa certa è che continuiamo ad essere senza assistenza. Ieri, addirittura, è stato necessario l’intervento dei carabinieri per convincerli a farci entrare nella sede».
Il problema, secondo i vertici dell’Asl, starebbe nella mancanza di personale. «Ci continuano a dire che devono attingere da una graduatoria del 2019– commenta la giovane madre – per garantire le altre ore di assistenza. Loro stanno chiamando le persone ma rifiutano l’incarico. Questa è una barzelletta che leggiamo da mesi, per questo abbiamo proposto di indire un avviso pubblico dove si richiede personale specializzato e con esperienza». La rabbia è tanta da indurre Nadia a fare nomi e cognomi dei responsabili.
«All’incontro di lunedì hanno partecipato tutti gli attori di questa telenovela. E adesso non ho problemi a fare i nomi: il dottore Francesco Avitabile, che si è dato malato, la dottoressa Giuseppina Arcaro, il dottore Bruno Atorino, il primo a sapere della nostra storia e che non ha mai fatto nulla. Solo promesse». Un disagio che comincia sul finire di settembre del 2020, e che a gennaio arriva alle orecchie della dottoressa Arcaro. Il problema, ad oggi, però, non è mai stato risolto. Nel frattempo è nata una community da 53mila seguaci su Facebook: “Lottiamo per Christian” è il nome, e da quella pagina Nadia Trotta ha trovato la forza di denunciare il calvario che sta vivendo.
«A loro non conviene battersi per fare del bene a Christian, perché non provano nessun disagio». E Trotta non risparmia una stoccata anche al consigliere regionale di Italia Viva, Tommaso Pellegrino. «Non voglio dimenticarmi di Pellegrino – esclama la madre – che ha dichiarato ai giornali che la questione era stata risolta dopo la sua sollecitazione. Tutto falso, dopo cinque mesi siamo ancora messi così: con 20 ore di assistenza settimanale invece che 65. Non sappiamo più cosa fare, e a chi rivolgerci. Frustati e impotenti». Infine, la richiesta. «Vogliamo un incontro, perché è impossibile mettersi in contatto con loro» chiosa Nadia.