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Bocciato il ricorso di Maria Guardigni: il Tar ha deciso che in consiglio comunale, per adesso, rimarrà l’avvocato Pierpaolo Greco.

I giudici del Tar bocciano il ricorso di Maria Guardigni. Niente da fare: in consiglio comunale rimane l’avvocato Pierpaolo Greco. È quanto hanno stabilito le toghe salernitane del tribunale regionale campano, in una recente sentenza firmata dal presidente Leonardo Pasanisi e dall’estensore Pierangelo Sorrentino. In particolare Guardigni, a dicembre dell’anno scorso, presentò un ricorso adducendo come motivazioni principali diverse «Anomalie nei seggi» dove, secondo i legali rappresentanti Marcello Fortunato e Dario Gioia, sarebbero mancati «alcuni voti nelle sezioni».

La richiesta di annullamento del verbale delle operazioni, in riferimento alle recenti elezioni comunali di ottobre 2021 quando Maria Guardigni, candidata nella lista “Insieme per Battipaglia”, promossa dal coordinatore cittadino della Lega Renato Santese, risultò seconda con 400 preferenze alle spalle di Francesco Marino. Problemi di coefficienti: il quindicesimo ed ultimo seggio, infatti, è stato attribuito alla lista di Greco che, secondo i calcoli, totalizzò un quoziente voti superiore, 687,4, rispetto ad “Insieme per Battipaglia” che raggiunse 683,5. Uno scarto di appena 3,9 che, tradotto, vale a dire 8 preferenze. Una situazione al limite che spinse Guardigni a presentare ricorso. Secondo gli avvocati difensori della 29enne battipagliese «dall’esame dei verbali sezionali ed a fronte delle informazioni assunte dai rappresentanti di lista, sussistono plurimi profili di illegittimità che hanno determinato, da un lato, la sottrazione di voti alla lista della ricorrente, dall’altro, l’erronea attribuzione di voti in favore della lista “Con Cecilia Sindaco”» si legge nel ricorso.

Motivazioni che non sono state sufficienti a convincere i giudici del Tar i quali hanno respinto di fatto il ricorso. «Per attivare la verificazione del giudice non è sufficiente, come invece chiede la ricorrente, l’articolazione di censure specifiche, ma è necessario che tali censure siano supportate da elementi indiziari che, nel caso di specie, sono mancati o comunque non sono stati indicati. La ricorrente non ha dimostrato, producendo validi principi di prova, che i più favorevoli dati trovino corrispondenza nelle relative tabelle di scrutinio» scrivono i magistrati. Il posto di Pierpaolo Greco, difeso dal collega Ferdinando Belmonte, nel parlamentino cittadino è per ora salvo. A meno che Guardigni non deciderà di fare appello.