Il Comune di Battipaglia chiede una conferenza dei servizi per approvare due varianti: una a stralcio e l’altra normativa. La giunta comunale, riunitasi martedì scorso, ha approvato due importanti delibere per programmare lo sviluppo economico del territorio. Nella prima l’Ente chiede alla Provincia di stralciare quella parte di zona industriale che è arrivata in città, a ridosso del quartiere Taverna (82 ettari compresi tra via Rosa Jemma, via Bosco I°, viale Danimarca e l’asse ferroviario Salerno-Reggio Calabria), «al fine di rispondere alle evoluzioni dell’economia dei servizi». Un’area senza capannoni, ma con abitazioni e scuole che, se questa variante dovesse diventare norma, potrà essere regolamentata dal nuovo Puc.
In quella normativa, invece, il Comune fa una proposta: adottare le stesse norme di attuazione del territorio, riviste e allargate, della zona Pip in via Spineta adducendo tra le motivazioni di non avere la disponibilità di comportamenti tra due aree di sviluppo: consortile e comunale. Quando Battipaglia uscì dal consorzio Asi, infatti, le regole di attuazione furono modificate ma l’Ente non le ha mai fatte proprie. In quell’area valgono ancora le vecchie norme del 2010. Snellendo l’iter processuale, si renderebbe più semplice l’insediamento delle attività senza distinzioni di zone. Una “provocazione” lanciata dal Comune di Battipaglia. Potrebbe essere questa la chiave di lettura, consequenziale alla continua diatriba con l’Asi. E la richiesta, indirizzata alla Provincia e alla Regione, di adottare norme diverse in continuità con l’idea di uscita dal consorzio.
«Fin dalla compagna elettorale è stato un mio obiettivo e della mia amministrazione, finalmente diamo impulso alla soluzione di questo problema. Abbiamo visto troppe aziende chiuse e perdita di occupazione. Possiamo completare il quadro fornito dall’area di crisi complessa e dalla Zes con la pianificazione urbanistica» dice la sindaca Cecilia Francese. E Davide Bruno, assessore allo sviluppo economico, precisa: «Per la prima volta affrontiamo con serietà il tema dello sviluppo economico con una proposta di programmazione del nostro territorio per sostenere le attività produttive, l’occupazione e la difesa dell’ambiente». L’ultima parola spetta alla conferenza dei servizi che potrà bocciare o approvare: solo nell’ultima caso la variante diventerà effettiva.