La Corte dei Conti “bacchetta” il Comune di Montecorvino Pugliano. È quanto emerge dalla relazione che in calce porta le firme di Maria Paola Marcia e di Ferruccio Capalbo, finita sulle scrivanie dell’Ente di via Roma. «Il Piano di riequilibrio finanziario pluriennale del comune di Montecorvino Pugliano non è complessivamente in linea con i contenuti richiesti dalle disposizioni normative di riferimento e con le indicazioni contenute nelle linee guida elaborate dalla Corte dei Conti» si legge nella relazione dei giudici romani. Un disavanzo di circa 1 milione e mezzo di euro, dichiarato non ripianabile sul finire del 2017. E che nel 2018 aumentò di altri 300mila euro.
A luglio del 2019, il Consiglio Comunale, retto dal sindaco Alessandro Chiola, deliberò favorevolmente confermando la volontà di voler aderire al piano di riequilibrio che sarebbe servito a ripianare, in 10 anni, dal 2019 al 2028, una massa debitoria di circa 2 milioni di euro. Adesso, però, la Corte dei Conti chiede chiarimenti. L’organo di controllo del governo ha infatti rilevato alcune incongruenze. A partire dalla difformità tra il Bilancio e il Piano di riequilibrio, con «particolare riferimento alla chiusura delle società in liquidazione».
La Corte dei Conti ha richiesto pure un elenco analitico di tutte le quote minoritarie di partecipazione societaria che il Comune intende dismettere. E all’appello mancano l’ultimo bilancio approvato da tutte le società partecipate dell’Ente, con il relativo prospetto della situazione creditoria e quella debitoria con le suddette società, e il regolamento di controllo previsto per quest’ultime. Un altro aspetto da chiarire, secondo la Corte dei Conti, riguarda la voce “fondi perdite società pubbliche” che, stando al Piano di riequilibrio presentato, sarebbe pari a 150.000 euro. Eppure, al 31 dicembre del 2018 risulterebbe accantonato un fondo perdite superiore di 100.000 euro.
La serie di incongruenze prosegue. E la Corte dei Conti chiede anche che vengano documentate le modalità di calcolo adoperate ai fini della «quantificazione FCDE», abbreviazione dei cosiddetti crediti di dubbia esigibilità, il fondo rischi diretto ad evitare l’utilizzo di entrate di dubbia riscossione. C’è da chiarire se l’importo di 475mila euro sia da considerarsi ulteriore rispetto ai 753mila accantonati nel 2018. Inoltre, risulta che il Comune picentino si sia avvalso della consulenza d’un esperto per redigere il Piano di riequilibrio, il quale ha elaborato una relazione sostitutiva dello schema istruttorio previsto dalle linee guida che, secondo la Corte dei Conti, non appare completa e conforme: mancano diversi allegati, e pure la motivazione che ha indotto l’amministrazione, in evidente difficoltà economica, a fare ricorso a questa figura