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Vent’anni dopo, il Ministero ci riprova e (ri)finanzia la pista ciclabile da Salerno ad Agropoli per 21 milioni di euro: adeguamento e ampliamento. Lambiase: «Occasione buona, dimostrazione che quella del 2001 non fu un fallimento».

«La pista ciclabile? Non la considero un fallimento». Giampaolo Lambiase, oggi assessore all’urbanistica del Comune di Battipaglia, e nel 2001 – anno dell’inaugurazione della pista ciclabile Salerno-Agropoli – assessore ai lavori pubblici della Provincia di Salerno, difende il suo operato a vent’anni di distanza nei giorni in cui l’argomento è tornato nuovamente in auge. Il Ministero dell’Interno, infatti, ha concesso un’altra chance al litorale a Sud di Salerno: 21 milioni di euro per riqualificare ed ampliare la pista ciclabile che, già agli albori del progetto, nei primi anni Duemila, fu considerata la più lunga d’Europa forte dei suoi 28 km di pista. Adesso raddoppiano: saranno 55, da Mercatello fino ad Agropoli. Un investimento milionario, che nel 2019 fece storcere il naso alla Corte dei Conti: il procuratore regionale Michele Oricchio quantificò lo spreco in 12 milioni di euro.

Perché non la considera né un fallimento né uno spreco?

«Quando si parla di fallimento si sbaglia completamente. Innanzitutto perché il motivo principale è da ricondurre a una manutenzione dell’area che nessun comune ha mai fatto in vent’anni. Sui costi, invece, non sono sulla stessa linea d’onda della Corte dei Conti, perché ci furono diversi interventi: spostamento della strada per arrivare a 2,5 metri di larghezza della pista così come previsto dal codice della strada, asfalto, rete fognaria di drenaggio per l’acqua piovana, specialmente in zona Eboli, le griglie per evitare allagamenti tra Battipaglia e Pontecagnano, l’illuminazione. Insomma, fu fatto tutto un lavoro di contorno che costò ovviamente tanto. La responsabilità, successivamente, è dei Comuni che non sono mai intervenuti per la manutenzione (si fa ogni anno solitamente) lasciando all’abbandono e al degrado quelle zone. Nessuna pista della vergogna, basti pensare quanto costavano all’epoca le opere pubbliche, specialmente nel comune capoluogo. Ma le questioni politiche orientano anche le valutazioni tecniche, si sa…»

Si considera dunque un precursore di ciò che verrà realizzato con il Masterplan?

«Sì. Sono proposte che noi facemmo già vent’anni fa, e che furono approvate da tutti i consigli comunali. Non mi sono svegliato un giorno e ho deciso di farla. Oggi, basta leggere il Masterplan per capire che viene ripreso punto per punto ogni programma e progetto definito all’epoca».

E cos’è andato storto?

«Forse all’epoca mancava la maturità per recepire il cambiamento, la riqualificazione e il concetto di turismo che portavamo avanti. Ricordo che chi avversava i nostri progetti parlava addirittura di terza corsia invece della pista. Trasformarla in una mini autostrada, questa era l’idea di turismo che c’era all’epoca».

Crede dunque che questa possa essere la volta buona?

«Sì, adesso c’è l’occasione dei finanziamenti per la rigenerazione urbana dal Pnrr, e questi 21 milioni di euro per la pista ciclabile. Un mese fa siamo stati in Regione, io per conto del Comune di Battipaglia, e ho ascoltato proposte che conoscevo già da tempo. Ho fatto presente a Bruno Discepolo (assessore regionale all’urbanistica) che è necessario un piano di raccordo tra Eboli, Battipaglia e Pontecagnano onde evitare che ognuno prevede ciò che vuole, sovrapponendosi. Si è mostrato completamente d’accordo»

Quindi è pronto a salire nuovamente sulla bici, come nel 2001?

«No, lo lascio fare ad altri e a chi oggi si sta occupando di questo progetto. Ci salirà altra gente, com’è giusto che sia, nonostante negli anni questa idea di turismo e di mobilità, sinonimo di grande civiltà, sia stata ridicolizzata».